DOSSIER SU EUROMIL E SUI DIRITTI DEI CITTADINI MILITARI

“ITALIA ULTIMA IN EUROPA”
DOSSIER SU EUROMIL E SUI DIRITTI DEI CITTADINI MILITARI

DOSSIER EUROMIL

I Diritti Fondamentali nelle Forze
Armate Moderne
(A cura del Giornale dei Carabinieri e Assodipro)

 

30 ANNI DI EUROMIL

Dall’11 al 14 settembre 2002, nella splendida cornice di Amsterdam, si è tenuto l’86° Presidium Meeting dell’Euromil.

L’incontro è stato coronato da innumerevoli eventi che hanno fatto di questa manifestazione uno dei momenti fondamentali della vita associativa dell’Euromil.

Il più importante tra questi è stata la celebrazione dei trent’anni dell’organismo militare europeo.

Era infatti il 1972 quando la confederazione, per volontà di 4 associazioni di militari europei, tra cui l’Italia, pose la prima pietra miliare.

Da allora, essa ha raggiunto obiettivi ineguagliabili ed oggi la struttura è considerata una delle più accreditate a livello internazionale: 500.000 uomini rappresentati da 26 associazioni provenienti da 19 nazioni.

Il secondo appuntamento è stato il cambio della guardia alla guida di Euromil.

Il sergente dell’esercito danese, Jens Rotboll, fondatore ed anima dell’organizzazione, dopo 30 anni di intensissima attività lascia definitivamente l’incarico al Col. dell’esercito olandese, Boek Snoep.

Il saluto di commiato di Rotboll, è stato caratterizzato da momenti di commozione che ha coinvolto l’intera assemblea rattristata dal congedo di uno dei più grandi uomini che hanno dedicato l’intera vita al riconoscimento dei diritti dei militari.

In 30 anni di attività Rotboll ha assistito i militari di mezza Europa offrendo un sostegno determinante per la loro democratizzazione, gli ultimi in ordine cronologico sono: Irlanda, Bulgaria, Portogallo, Spagna,.

Il Col. Snoep avrà il compito di guidare l’Euromil del terzo millennio, con la stessa tenacia ed impegno del suo predecessore.

L’apertura dei lavori ha inizio l’11 settembre con la riunione dell’esecutivo nazionale (il board). Tra gli argomenti discussi, al fine di affrontare l’annosa questione che affligge le associazioni militari italiane, il board riceve i nostri delegati per trovare una adeguata soluzione alle persecuzioni messe in atto dai vertici militari.

Il direttivo, al termine dell’incontro, decide di approvare una mozione da sottoporre all’assemblea il giorno successivo.

Il 12 settembre, dinanzi ad una assemblea di circa 60 delegati, prende il via l’86° Presidium Meeting, il calendario è intenso e pieno di intenti.

I lavori vengono inaugurati da Ton Heerts, segretario generale dell’AFMP (forze armate olandesi), paese ospitante della manifestazione che invita Jan van Houwelingen, sindaco di Amsterdam, al saluto di benvenuto. Altri interventi di apertura vengono esternati dal maggiore generale A. van der List, direttore del personale dell’Esercito Reale Olandese, da C.M.J.M. Gravemaker, capo del Dipartimento del Personale e Sviluppo del Ministero della Difesa e dal Sig. H.H.J. Ploeg dell’Istituto dei Veterani olandesi.

Tra gli ospiti d’onore, l’Ammiraglio R.T.B. Visser, Direttore del Personale della Marina Reale olandese, il Maggiore Generale A.M. Slierendrecht, Direttore del Personale dell’Aviazione Reale olandese.

Dopo la consueta pausa per un coffee break, la riunione prosegue con i lavori assembleari che comprendono le seguenti materie di discussione:

  • rapporto dell’85° Presidium Meeting di Siviglia;
  • rapporto del presidente, dell’esecutivo nazionale, del segretario generale e degli osservatori al Consiglio d’Europa;
  • bilancio consuntivo e preventivo 2002/2003;
  • iscrizione dell’associazione MARVER Marechausseevereninging (la gendarmeria olandese);
  • rapporto sulla convenzione europea.

Alle 14.00, dopo la pausa pranzo, la discussione riprende con il rapporto delle associazioni guide (lead associations) su:

  • salute e sicurezza, diritti, multinazionalità, divisione legale, relazioni esterne;
  • rapporto della d.ssa Donna Winslow, docente di antropologia militare all’Università di Amsterdam;
  • decisioni afferenti il prossimo 87° Presidium Meeting in Monaco di Baviera;
  • rapporto delle associazioni aderenti.

Nel corso di quest’ultimo punto, l’assemblea approva la dichiarazione di Amsterdam ed una risoluzione il cui contenuto è pubblicato in queste pagine e che ha per oggetto il riconoscimento del diritto associativo per i militari italiani.

La giornata si conclude con il “gala dinner” presso l’Istituto di Difesa Olandese.

Il 13 settembre successivo, dopo una breve visita alla Corte Penale Internazionale de L’Aia, Euromil inaugura l’International Forum dal titolo “I diritti Fondamentali nelle Forze armate moderne”.

Nel corso della discussione hanno preso parte le più importanti personalità del mondo militare ed istituzionale europeo, alcuni dei quali hanno preso la parola dibattendo accoratamente sulla condizione militare in Europa, con particolare riferimento alla situazione italiana a seguito degli interventi e della risoluzione dell’Euromil.

Tra le personalità, presenti oltre 150 delegati, di cui si annoverano:

  • il Comandante in Capo dell’Aviazione Reale olandese,
  • il Capo delle guardie reali di sua maestà,
  • l’Osservatore speciale Nato per gli affari del centro ed est europeo,
  • il Vice Presidente dell’Assemblea parlamentare della Nato,
  • il Presidente del gruppo militare professionale di Amnesty International,
  • il comandante in comandante Generale della Gendarmeria reale olandese,
  • il direttore dell’Istituto di Difesa olandese.

Mr. Jurgens E., Vice Presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, intervenuto al Forum, si è impegnato a discutere, nel più breve tempo possibile, una nuova risoluzione nei confronti dei quattro paesi che non hanno ancora concesso i diritti sindacali ai militari.

Una cena offerta ad Euromil dal Comandante Generale della Gendarmeria Olandese (Marechaussee) conclude la serata.

LA STORIA

Il 13 settembre del 2002 Euromil ha celebrato ad Amsterdam il suo trentesimo anniversario.

Euromil nasce nel 1972 per volontà di otto associazioni provenienti da cinque paesi: Germania, Olanda, Belgio, Italia e Danimarca.

Per l’Italia è presente il SINAM, Sindacato Autonomo dei Militari, nata dall’evoluzione dell’ANAM, “Associazione Nazionale Ufficiali dell’Aeronautica Militare”, che era stata creata nel 1969 ad opera del quindicinale “l’Aiutante
Ufficiale”.

La nascita di tali associazioni è resa possibile dall’assenza di una legislazione che allora vietasse la costituzione di organizzazioni a carattere sindacale. E’ l’inizio di un’era che porterà il mondo militare europeo alla democratizzazione.

Nel 1982 il numero delle associazioni che aderiscono ad Euromil sale a 13 in rappresentanza di 5 paesi.

Nel 1984 i membri diventano 15 e le nazioni rappresentate 6.

Nel 1987 l’Austria entra nell’organizzazione portando l’Euromil a 16 associazioni in 7 paesi. Nello stesso anno il sindacato militare tedesco (DBwV) inizia una serie di incontri diplomatici con l’Est europeo per l’allargamento della struttura a quei paesi.

Nel 1988 la DBwV) incontra a Mosca l’organizzazione “Admirals and Generals for Peace and Disarment” (Ammiragli e Generali per la Pace ed il Disarmo), e nel corso del 51° Presidium tenutosi in Danimarca partecipano per la prima volta alcuni paesi dell’Est suscitando l’allarme di alcune componenti del Ministero della Difesa danese.

Nel 1989, nel corso del 53° Presidium, viene ufficializzato il dialogo con i militari facenti parte del patto di Varsavia. Inizia, per merito del sindacato tedesco e dell’Euromil, l’era della distensione, che porterà ad un nuovo ordine mondiale.

Il 1990 è l’anno dell’ingresso ufficiale del primo paese dell’Est, l’allora DDR (Repubblica Democratica Tedesca), al 55° consesso di Maastricht entra anche l’Irlanda. Euromil ha così 18 associazioni in 9 paesi.

Nel 1991, l’Euromil organizza a Praga il suo primo incontro in un paese dell’est. La Cecoslovacchia diviene membro permanente e nello stesso anno in Irlanda nel corso del suo secondo Presidium annuale (il 60° dalla sua nascita) la Russia entra ufficialmente in Europa. Alla fine di quell’anno le associazioni diventano 20 in 11 paesi.

Nel 1992, nell’appuntamento di Vienna, entrano Bulgaria ed Ungheria, le associazioni adesso sono 23 in 13 paesi.

Nel 1993 a Sofia, fa il suo ingresso il Portogallo mentre a causa della divisione della repubblica cecoslovacca, viene formalizzata l’adesione dei due distinti Stati. I paesi rappresentati quindi diventano 15.

Nel 1994, a Lisbona, aderisce la Slovenia.

Nel 1995, a Dresda, la Latvia è il 17° paese europeo. Euromil trasferisce la sede legale da Bonn a Bruxelles.

Il 1997 è l’anno dei paesi mediterranei, entrano la Spagna con tre distinte associazioni, il Portogallo ne aggiunge una nuova e l’Italia si presenta con due associazioni UNARMA per i carabinieri e ASSODIPRO per le Forze Armate. Nella zona opposta del continente, la Finlandia porta Euromil a rappresentare 18 paesi.

Al primo gennaio del 2003, con il recente ingresso della gendarmeria olandese e dell’italiana Amid il bilancio di Euromil è il seguente: 26 associazioni membri permanenti in 18 paesi, 2 associazioni osservatori che formalizzeranno l’ingresso nel 2003 portando gli Stati presenti a 19, oltre 500.000 militari rappresentati.

IL PARTNER MILITARE EUROPEO

Euromil intraprende una pressante attività politica sin dalla sua nascita.

Nel 1976 inizia i rapporti con il Consiglio d’Europa, la Commissione Europea per i Diritti Umani e la Corte Europea di Giustizia. Si sviluppano altresì contatti con la Nato nel quartier generale di Bruxelles e nel 1979 i rapporti si intensificano attraverso l’assemblea parlamentare della Nato (NAA). Nel corso di quegli anni vengono consolidati i rapporti con il Parlamento Europeo e la Commissione Europea. Inoltre nello stesso anno l’Euromil viene riconosciuta nell’ambito della NGO, quale organizzazione non governativa riconosciuta dal Consiglio d’Europa, unitamente a circa 350 organizzazioni con la potestà di presentare ricorsi collettivi.

Nell’ambito dell’Unione Europea, Euromil è riconosciuta come osservatore presso l’Assemblea Parlamentare della Nato (NPA) e mantiene contatti con il Segretario Generale della Nato.

Negli anni seguenti Euromil stipula un protocollo di intesa con ETUC (European Trade Union Confederation), la più grande organizzazione sindacale civile cui aderiscono la quasi totalità dei sindacati europei.

Tra le innumerevoli attività espletate, l’organismo militare europeo annoverano i seguenti risultati ottenuti con successo:

  • Nel 1984 è promotrice di una risoluzione al Parlamento Europeo (n. 1387/83);
  • Nel 1988 è promotrice di una risoluzione all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (n. 903/88);
  • Nel 1994 elabora un “Documento sulla Salute e Sicurezza dei Militari” adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite;
  • Nel 1995 elabora un documento che verrà adottato dal Parlamento Europeo nel “Rapporto Annuale sul Rispetto dei Diritti Umani nella Comunità Europea”;
    Nel 1996 approva in sede assembleare il documento di Rinkobing (Danimarca) “La politica Sociale nel Processo di Integrazione Europea”;
  • Nel 2000 approva le risoluzione di Nyborg (Danimarca) su” Le Nazioni Unite e il Personale Militare” e la “Sicurezza è una Dimensione Sociale”;
    Nel 2001 in occasione della manifestazione europea indetta a Bruxelles dall’ETUC dal titolo “Un’Europa Sociale”, l’Euromil partecipa con lo slogan “Un’Europa Sociale anche per i Militari”;
  • Nel 2002 elabora il documento “La politica di Sicurezza e Difesa in futuro”.

Approva la Dichiarazione di Amsterdam per sollecitare il riconoscimento del diritto a costituire associazioni professionali per i militari d’Italia.

Determina la raccomandazione del Consiglio d’Europa n. 1572/02 per lo stesso motivo.

CITTADINI IN UNIFORME

Euromil nasce dalla volontà dei militari europei per esprimere un nuovo modo di essere. Eserciti, prima in conflitto politico tra loro, si uniscono discutendo sulla pace tra i popoli.

Il motto di Euromil che impera in tutte le sue relazioni internazionali è “CITTADINI IN UNIFORME”, per indicare la moderna condizione del militare non più ancorata a quella antistorica di suddito-militare.

Ma in Europa non tutti i militari sono uguali, ragioni politiche nazionali, molte volte incomprensibili, dividono anziché unire le questioni militari, ponendo seri problemi all’integrazione politica europea. Da qui l’esigenza di tutela degli interessi dei militari attraverso una associazione che funga da ombrello e da portavoce alle istanze dei cittadini con le stellette.

Euromil, così, amplia la sfera degli interessi in tutti i settori afferenti il mondo militare: salute, sicurezza sul lavoro, politica sociale ed economica, politica di difesa e di sicurezza, sono gli appassionati temi sviluppati da Euromil e che hanno entusiasmato gli organismi internazionali.

Ma l’obiettivo principale dell’associazione è il riconoscimento dei diritti fondamentali a tutti i militari d’Europa, pari dignità e pari condizioni di lavoro per il mondo in uniforme. Per questo ha intrapreso una serie di iniziative che hanno portato Bulgaria, Irlanda, Spagna e Portogallo, al riconoscimento del diritto sindacale e associativo.

Euromil apostrofa che il diritto di associazione è interpretato nel diritto a fondare un’associazione in libertà e la possibilità che essa ed i suoi membri agiscano in nome e per conto dell’associazione per rappresentare gli interessi sociali. Tale libertà si realizza con uno statuto ed organizzazione assolutamente autonoma.

L’obiettivo deve essere raggiunto, al più presto, in ogni Paese della Comunità.

Per questo scopo le iniziative intraprese da Euromil hanno determinato l’approvazione di due distinte risoluzioni, la prima nel 1984 del Parlamento Europeo, la seconda nel 1988 dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, entrambi che invitano agli Stati membri della Comunità di concedere in tempo di pace, ai militari, i diritti associativi per la salvaguardia dei loro interessi sociali.

Nel 1995 il Parlamento Europeo emana un documento dal titolo “Rapporto Annuale sul Rispetto dei Diritti Umani nella Comunità Europea”. i cui contenuti riguardanti la condizione militare sono estratti dallo studio di Euromil.

Nel 2002 scende in campo, con la Dichiarazione di Amsterdam, a sostegno dei militari italiani.

 

LE RISOLUZIONI EUROPEE

1. COMMISSIONE GIURIDICA DEL PARLAMENTO EUROPEO

Il 20 febbraio del 1984, la Commissione Giuridica del Parlamento Europeo si pronuncia favorevolmente alla proposta di risoluzione presentata da parlamentari europei del PPE e da Euromil. Il 12 aprile del 1984 il Parlamento Europeo approva la proposta di risoluzione sul diritto di associazione dei militari.

Questa la decisione:

  1. E’ contraddittorio negare il principio di queste libertà proprio a coloro i quali devono difendere la Comunità e le sue libertà.
  2. Il militare sarà tanto più motivato a difendere i diritti e le sue libertà della società democratica quanto più esso stesso godrà di questi diritti.
  3. Bisogna far si che nella Comunità esistano le stesse condizioni di vita e gli stessi diritti per tutti i cittadini”
  4. l’art. 15 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo, che prevede già limitazioni dei
    diritti fondamentali per tutti i cittadini in caso di guerra o di situazioni di emergenza, dà per scontata la necessità di riconoscere ai militari il diritto
    di associazione soltanto in periodi di pace.
  5. L’esclusione o la limitazione dei diritti fondamentali deve essere sempre dovutamente motivata;
  6. questa motivazione non esiste se ci si riferisce alla fondazione di associazioni professionali per la rappresentanza degli interessi dei militari, come dimostrano gli esempi delle forze armate degli Stati membri del Belgio, Olanda, danimarca, Germania, Lussemburgo, in cui la disponibilità d’impiego delle Forze armate non è pregiudicata dall’esistenza di vere e proprie rappresentanze professionali militari.

 

2. RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

Annunziata il 18 maggio 1984.

sulla base della proposta di risoluzione
sul diritto di associazione dei militari (doc. 1-323/81),

presentata dagli onorevoli Schall,
Klepsch, Vergeer, Tindemans, Habsburg, Janssen van Raay, Cocklet, K. Schon,
Rinsche, Notenboom, Walz, Hahn, Von Hassel, Penders, Malangré, Fuchs, Brok,
Fnib e Mertens,

vista la relazione della commissione
giuridica (doc. 1-1387/83),

a)    con riferimento alla Dichiarazione universale dei
diritti dell’Uomo (proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948) in particolare l’articolo 20 (libertà di riunione e di associazione), e della Convenzione europea sulla protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4.11.1950, in modo particolare l’articolo 11 (libertà di riunione e di associazione), nonché l’articolo 3 della Carta sociale europea,

b)    vista la risoluzione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa dell’8.5.1979, che consente agli agenti di polizia, agli agenti di polizia militare, ai militari e alle milizie, che svolgono funzioni di polizia, di fondare organizzazioni professionali, di aderirvi e di svolgervi un ruolo attivo,

c)    considerata la constatazione della Assemblea parlamentare, secondo cui queste associazioni debbono avere il diritto di partecipare ai negoziati che riguardano gli interessi professionali e sociali dei loro membri,

d)    considerato che i militari siano essi di leva o di lunga ferma non devono essere isolati dalla società democratica, e debbono partecipare essi stessi alla democrazia che difendono:
(a) considerato il principio che il soldato è un cittadino in divisa,
(b) considerato che lo sciopero non è da considerarsi un mezzo per risolvere i problemi sociali dei militari.

Art. 1

Invita tutti gli Stati membri della Comunità europea ad accordare in periodi di pace ai loro militari il diritto di fondare associazioni professionali per la salvaguardia dei loro interessi sociali, di aderirvi e di svolgervi un ruolo attivo.

Art. 2

E’ favorevole al ravvicinamento delle disposizioni legislative nazionali, tenuto conto dei relativi articoli della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite, della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali della carta europea.

Art. 3

Incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e ai Ministri della Comunità europea riuniti nell’ambito della cooperazione politica, invitandoli ad inoltrare questa risoluzione ai ministeri responsabili e ai parlamenti degli Stati membri con richiesta di esprimere un parere.

Il Segretario generale H.J. Opitz
Firmato il Vice Presidente

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3. RISOLUZIONE DEL CONSIGLIO D’EUROPA.

QUARTA SESSIONE ORDINARIA
Risoluzione 903 (1988)


sul diritto d’associazione per gli appartenenti al personalep rofessionista delle Forze Armate

L’Assemblea,

  1. Considerato che l’art. 11 della Convenzione Europea per i Diritti Umani garantisce a chiunque il diritto alla libertà di associazione con gli altri, incluso il diritto di formare e aderire a sindacati per la protezione dei propri interessi;
  2. Considerato che, in accordo con il secondo comma dell’art. 11 della Convenzione, possono essere poste delle limitazioni all’esercizio di questi diritti, sia in generale che in particolare, da parte dei membri delle Forze Armate, della Polizia e della Pubblica Amministrazione dello Stato;
  3. Considerato che ci sono simili disposizioni in altri provvedimenti internazionali,
  4. Considerato che i membri delle Forze Armate dovrebbero essere considerati come cittadini in uniforme;
  5. Considerato che i membri delle Forze Armate, siano essi militari di leva che professionisti impiegati per periodi più lunghi, non dovrebbero isolarsi dalla società democratica e devono, in primo luogo, praticare la democrazia che stanno proteggendo e invero contribuire alla sua vitalità;
  6. Considerato che i membri delle Forze Armate dovrebbero sempre osservare e accettare l’ordine gerarchico, e che devono essere imposte su di loro delle restrizioni come l’interdizione del diritto allo sciopero;
  7. Richiamando la sua risoluzione 690 (1979), sulla dichiarazione relativa alla Polizia;

Invita tutti gli stati membri del Consiglio d’Europa

– per quanto non abbiano ancora fatto

– a garantire ai membri professionisti di tutti i gradi delle Forze Armate il diritto, in normali circostanze, di costituire, aderire e partecipare attivamente ad ssociazioni specificatamente costituite per la protezione degli interessi professionali nel quadro delle istituzioni democratiche.

 

4. RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO D’EUROPA.


Diritto d’associazione per gli appartenenti al personale professionista delle Forze Armate


Raccomandazione 1572
( settembre 2002 )

1.    L’Assemblea prende spunto dalla propria Risoluzione 903 (1988) sul diritto d’associazione per il personale professionista delle Forze Armate, nella quale si interrogarono tutti gli Stati di membri del Consiglio dell’Europa per garantire ai professionisti delle Forze Armate, sotto circostanze normali, il diritto d’associazione, con interdizione del diritto di sciopero. Ricorda anche il proprio Ordine 539 (1998) che richiamava gli stati membri a perfezionare la Carta Sociale Europea.

2.    La libertà d’associazione è garantita dall’Articolo 11 della Convenzione Europea sui Diritti Umani e sulle Libertà Fondamentali ed il diritto ad organizzarsi è un giusto riconoscimento dell’Articolo 5 della Carta Sociale Europea. Comunque, questi articoli prevedono delle condizioni per le limitazioni del riconoscimento, per i membri delle FF.AA. , a costituirsi in sindacati.

3.    L’Assemblea osserva che, nonostante tutti gli sforzi a promuovere il diritto civico all’associazione di certi gruppi professionali, il diritto ad organizzarsi non è ancora riconosciuto al personale professionista delle Forze Armate di tutti gli stati membri del Consiglio D’Europa. Inoltre, molti stati membri che riconobbero il diritto ad organizzarsi a questa categoria, posero severe limitazioni nelle condizioni attuative.

4.    Negli anni passati, eserciti di Stati membri si sono convertiti da un sistema di reclutamento di leva ad uno puramente professionale. Come conseguenza, gli appartenenti al personale militare sono diventati sempre più lavoratori “ordinari” il cui datore di lavoro è il Ministro della Difesa, che dovrebbero essere totalmente legittimati a godere dei diritti dei lavoratori enunciati dalla Convenzione Europea sui Diritti Umani e sulle Libertà Fondamentali e della Carta Sociale Europea.

5.    I membri delle Forze Armate, quali “cittadini in uniforme”, dovrebbero godere dei pieni diritti, quando l’Esercito non è impegnato in una azione, di formare, far parte e partecipare attivamente, in associazioni di categoria istituite per la tutela dei loro interessi professionali rispettando le istituzioni democratiche, durante il compimento dei propri doveri derivanti dal servizio.

6.    Il personale militare dovrebbe essere titolato all’esercizio degli stessi diritti, incluso il diritto di far parte di partiti politici.

7.    Quindi, l’Assemblea raccomanda che il Comitato dei Ministri richiami i propri governi relativamente a:
” permettere ai membri delle Forze Armate ed al personale militare di organizzarsi in associazioni rappresentative col diritto di negoziazione su
questioni che riguardano salario e condizioni di lavoro;
” limitare le attuali restrizioni sul diritto d’associazione per i membri delle Forze Armate;
” permettere ai membri delle Forze Armate ed a tutto il personale militare di diventare membri di partiti politici;
” stabilire questi diritti nei regolamenti militari degli stati membri;
” esaminare la possibilità di preparare un ufficio di un difensore civico a cui il personale militare può appellarsi in caso di dispute riguardanti il servizio.

8.    L’Assemblea richiama anche il Comitato dei Ministri ad esaminare la possibilità di revisionare il testo della Carta Sociale Europea, presentando un nuovo articolo 5, che reciterebbe: “partendo dal punto di vista di assicurare o promuovere la libertà dei lavoratori e datori di lavoro a formare organizzazioni locali, nazionali od internazionali per la protezione dei propri interessi sociali ed economici, e far parte di queste associazioni, i partiti intraprendano le azioni necessarie affinché la legge nazionale non sia così dannosa, né tantomeno applicata in modo così limitativo, nei confronti di questa libertà. L’estensione delle garanzie previste in questo articolo saranno applicate ai membri delle Forze di Polizia e delle Forze Armate e saranno determinate da leggi nazionali o regolamentazioni.”

Testo adottato dalla Commissione Permanente, operante in nome dell’Assemblea, il 3 settembre 2002.

NORMATIVE INTERNAZIONALI

Il 10 dicembre del 1948 viene stilata la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite:

L’art. 20 recita “Ogni individuo ha il diritto alla libertà di riunione e di associazione pacifica”
L’art. 22 cita: “Ogni individuo, in quanto membro della società, ha il diritto alla sicurezza sociale, nonché alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l’organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali, indispensabili alla sua dignità ed allo sviluppo della sua personalità.

L’art. 23 sancisce “Ogni individuo a diritto al lavoro, alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione. Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad uguale retribuzione per eguale lavoro. Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua
famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale. Ogni individuo ha diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.

L’art. 28 dispone: Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati in questa dichiarazione possono essere pienamente realizzati”

L’art. 29 detta “Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità.
Nell’esercizio dei suoi diritti e delle sue libertà, ognuno deve essere sottoposto soltanto a quelle limitazioni che sono stabilite dalla legge per assicurare il riconoscimento e il rispetto dei diritti e delle libertà di altri e per soddisfare le giuste esigenze della morale, dell’ordine pubblico e del
benessere generale in una società democratica.

L’art. 30 conclude “Nulla nella presente Dichiarazione può essere interpretato nel senso di implicare un diritto di un qualsiasi Stato, gruppo o persona di esercitare un’attività o di compiere un atto mirante alla distruzione di alcuni dei diritti e delle libertà in essa enunciati.”

Il 4 novembre 1950 a Roma nasce la Convenzione Europea per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali.

L’art. 11 impone “Ogni persona ha diritto alla libertà pacifica e alla libertà di associazione, ivi compreso il diritto alla costituzione di sindacati e di aderire ad essi per la difesa dei propri interessi. L’esercizio di questi diritti non può costituire oggetto di altre restrizioni oltre quelle che, stabilite per legge, costituiscono misure necessarie, in una società democratica, per la sicurezza nazionale, l’ordine pubblico, la difesa dell’ordine e la prevenzione dei disordini e dei reati, per la protezione della salute o della morale o per la protezione dei diritti e delle libertà altrui.

Il presente articolo non vieta che restrizioni legittime siano imposte all’esercizio di questi diritti da parte dei membri delle Forze armate, della polizia o dell’amministrazione dello Stato”.

All’art. 15 “In caso di guerra o di altro pericolo pubblico che minacci la vita della Nazione, ogni altra parte contraente può prendere delle misure in deroga alle obbligazioni previste nella presente Convenzione nella stretta misura in cui la situazione lo esiga e a condizione che tali misure non siano contraddittorie con le altre derivanti dal diritto internazionale.

Ogni altra parte contraente che eserciti tale diritto di deroga tiene pienamente informato il Segretario Generale del Consiglio d’Europa della data in cui queste misure hanno cessato d’essere in vigore e le disposizioni della
Convenzione riacquistano piena applicazione.”

Il 18 ottobre 1961 viene proclamata la Carta Sociale Europea.

L’art. 5 sancisce “Per garantire o per promuovere la libertà dei lavoratori e dei datori di lavoro di costituire organizzazioni locali, nazionali o internazionali per la difesa dei loro interessi economici e sociali, e di aderire a queste organizzazioni, le Parti contraenti si impegnano a fare in modo che la legislazione nazionale non leda questa libertà, né sia applicata in modo da lederla. La misura in cui le garanzie previste nel presente articolo si applicano alla polizia sarà determinata dalla legislazione o dalla
regolamentazione nazionale. Il principio dell’applicazione di queste garanzie ai membri delle Forze armate e la misura in cui esse possono applicarsi a questa categoria di persona sono ugualmente determinate dalle legislazioni o dalla regolamentazione nazionale”.

Il 14 maggio 1974 la Corte di Giustizia Europea si pronuncia in materia scrivendo “Anche i trattati internazionali sulla protezione dei diritti umani, alla cui stipula gli Stati membri avevano partecipato o avevano contribuito, possono offrire punti di riferimento di cui si deve tenere conto nell’ambito del diritto comunitario.

L’8 giugno 1976 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha constato che “La Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo si applica in linea di principio anche alle Forze armate”.

Il 27 giugno 1978 l’Organizzazione Internazionale del Lavoro nel corso della 64^ Conferenza di Ginevra adotta la Convenzione sulle Relazioni di Lavoro nella Funzione Pubblica n. 151 “La legislazione nazionale determinerà la misura in cui le garanzie previste nella presente Convenzione si applicheranno alle Forze armate e di polizia. I pubblici dipendenti dovranno godere, come gli altri lavoratori, dei diritti civili e politici che sono essenziali per il normale svolgimento della libertà sindacale con la sola riserva degli obblighi imposti dal loro particolare status.

Il 5 aprile 1977 il Parlamento Europeo unitamente al Consiglio Europeo e alla Commissione Europea riconosce nella dichiarazione di Lussemburgo che il rispetto dei diritti fondamentali riveste un’importanza prioritaria, assumendosi l’impegno di tenere sempre presenti questi diritti nella realizzazione degli obiettivi della Comunità Europea.

L’8 maggio 1979 l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa con la risoluzione n. 690 contrappone le seguenti rivendicazioni: Gli agenti di polizia devono avere la libertà di fondare organizzazioni professionali, di aderirvi e di svolgervi un ruolo attivo. Essi possono partecipare attivamente anche ad altre organizzazioni. Un’organizzazione professionale degli agenti di polizia, a condizione che sia rappresentativa, a diritto: di partecipare a negoziati riguardanti lo status professionale degli agenti di polizia; di essere consultata sulla gestione delle unità di polizia; di presentare ricorsi in tribunale nell’interesse di un gruppo di agenti di polizia o a nome di un agente di polizia singolo.

Il 26 giugno 1981 viene presentata al Parlamento Europeo una proposta di risoluzione da parte di 19 parlamentari del Partito Popolare Europeo (PPE) guidati da Euromil in cui si chiede di invitare gli Stati membri a conferire ai militari il diritto di fondare a tutela dei loro interessi sociali, associazioni professionali, di aderirvi e di esercitarvi una funzione attiva nella considerazione che:

       i militari non devono essere isolati dalla società democratica, bensì devono partecipare anch’essi a quella democrazia che sono chiamati a proteggere;

       il militare è un cittadino in uniforme e deve godere degli stessi diritti;

       sui paesi ove tale diritto è riconosciuto non vi è stato un intaccamento delle funzionalità ed efficienza delle Forze armate.

NORMATIVE ITALIANE

L’art. 18 della Costituzione prescrive:

I cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale. Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni a carattere militare.

L’art. 39 recita:

L’organizzazione sindacale è libera. Ai sindacati non
può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali secondo le norme di legge.

L’art. 52 ricorda:

L’ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica”

L’art. 98 detta:

Si possono stabilire con leggi limitazioni al diritto d’iscriversi a partiti politici per i magistrati, i militari di carriera in servizio attivo, i funzionari ed agenti di polizia i rappresentanti diplomatici consolari all’estero.

La prima pronuncia in materia di diritti sindacali ai lavoratori militari risale al 4 agosto 1966 quando l’Assemblea plenaria del Consiglio di Stato, ricorda che l’art. 98 della Costituzione impone dei limiti all’iscrizione ai partiti politici. La Corte sostiene la tesi che non è possibile separare attività politica da quella sindacale, però in considerazione della situazione costituzionale, non è necessario vietare agli appartenenti alle Forze armate l’esercizio di tutti i diritti in materia di organizzazione sindacale.

Il Consiglio giustifica la limitazione al diritto sindacale con la seguente motivazione:

Stante l’attuale carenza di una legislazione positiva in materia, l’iscrizione ad un sindacato – sia pure definito libero o apolitico – implica sempre una scelta politica, come l’iscrizione ad un partito, posto che l’azione sindacale risulta, oggi, (ndr:1966) strettamente politicizzata e si può considerare uno dei mezzi più energici, più penetranti e più efficienti con cui i partiti fanno sentire la propria influenza sulle strutture economiche e sociali del Paese;

pertanto è manifestamente infondata l’eccezione di incostituzionalità dell’art. 1 d.l. 24 aprile 1945 n. 205 che, sotto comminatoria della revoca d’ufficio, fa divieto al personale civile e militare della pubblica sicurezza di appartenere a partiti politici e ad associazioni sindacali, anche se a carattere apolitico, per preteso contrasto con l’art. 39 della Costituzione, non essendosi ancora verificate le premesse per la formazione di una organizzazione sindacale del tutto indipendente dei partiti.

Era il 1966, il Consiglio di Stato pone due vincoli vigenti allora: il divieto di iscrizione ai partiti politici e di conseguenza l’impossibilità di aderire a sindacati per l’assenza di strutture svincolate dai partiti.

Il 21 giugno del 1978, nasce la legge n. 382 “Norme di principio sulla disciplina militare” che tanto ha animato il Parlamento Italiano in quegli anni. La legge era stata presentata come la legge di democratizzazione delle Forze armate, infatti la classe politica italiana per impedire la crescente richiesta di sindacalizzazione ad opera dei militari, istituisce il sistema della rappresentanza militare, un compromesso che a distanza di 20 anni può essere dichiarato fallito al punto tale da ritornare nelle aule parlamentari per valutare svariate ipotesi di modifica.

La legge con un gioco di parole artificiose indica i diritti e poi li nega, osservate:

Art. 1 “Le Forze armate sono al servizio della Repubblica; il loro ordinamento e la loro attività si informano ai principi costituzionali”

Art. 3 “Ai militari spettano i diritti che la Costituzione della Repubblica riconosce ai cittadini. Per garantire l’assolvimento dei compiti propri e delle forze armate la legge impone ai militari limitazioni nell’esercizio di alcuni diritti, nonché l’osservanza di alcuni doveri nell’ambito dei principi costituzionali”.

Come a dire siete cittadini come tutti gli altri, potete godere di alcuni diritti, per altri vi sono dei limiti!

E questi limiti sono giustificati dall’efficienza delle Forze armate!

Art. 7 “divieto di riunioni”.

Art. 8 “divieto di costituire associazioni professionali a carattere sindacale, aderire ad altre associazioni sindacali, divieto di sciopero, divieto di costituire associazioni tra militari se non con il consenso del Ministro della Difesa.

Nel frattempo, il 1° aprile del 1981, con la legge n. 121, nel 1981, viene smilitarizzato il Corpo degli Agenti di P.S. che diviene Polizia di Stato. Il Parlamento concede ai poliziotti i diritti sindacali, mantenendo, all’art. 85 la limitazione al diritto di iscrizione ai partiti politici che però dovrà essere disciplinato con una legge delega da promulgare entro un anno. Il decreto legge non verrà mai emanato a seguito di 11 rinvii legislativi e per effetto di una sentenza della Corte Costituzionale non potrà essere più
proposto.

Militari e poliziotti possono iscriversi ai partiti politici, in quanto la legge di disciplina militare ed il regolamento di disciplina militare (risalenti al 1978), assoggettano tale divieto all’emanazione di una legge che non è stata mai partorita. Nascono sindacati autonomi di polizia. I vincoli indicati dal Consiglio di Stato nel 1966 sono così rimossi.

Il 18 luglio del 1986 con il D.P.R n. 545, viene emanato il Regolamento di Disciplina Militare che doveva recepire i dettati della legge del 1978. Il Regolamento è opera del Ministro della Difesa e dei vertici militari. E’ l’occasione per le lobbies militari di trasformare una legge di riforma e democratica nella legge dei doveri:

Art. 1: “Ai militari spettano i diritti che la costituzione riconosce ai cittadini. Egli è soggetto a particolare disciplina, a doveri e responsabilità nonché limitazioni, nell’esercizio di taluni diritti, previste dalla Costituzione definite dalla legge e riportate nel presente regolamento.

Art. 10 “Doveri attinenti al grado”

Art. 21 “Doveri verso i propri superiori”.

Art. 25 “Esecuzioni degli ordini. (il militare è tenuto all’esecuzione degli ordini anche se illegittimi)

L’art. 28, finalmente, cita i diritti dei militari: “Ai militari spettano i diritti che la Costituzione della Repubblica riconosce ai cittadini. Per i fini previsti dalle norme di principio sulla disciplina militare sono imposti ai militari le limitazioni ed i particolari doveri ivi previsti”!!

L’art. 29 detta che i diritti politici sono assoggettati alla legge.

L’art. 30 chiarisce che il diritto di riunione è disciplinato dalla legge (e quindi vietato).

L’art. 31 ricorda che il diritto di associazione è prescritto dalla legge (quindi vietati).

Dall’art. 36 si riprende con i doveri: Contegno del militare, obbligo delle comunicazioni, sanzioni disciplinari, ecc.”

Il diritto all’esercizio della difesa viene limitato ai sensi dell’art. 68.

IL CASO ITALIA

Il 2 e 3 febbraio del 1993 nascono le prime due associazioni di militari dopo quelle del 1969 e sciolte a seguito della legge 382/78: UNARMA per i carabinieri e ASSODIPRO per i militari.

Il 1° marzo di quell’anno i responsabili delle due strutture (il Maresciallo Capo dei Carabinieri Ernesto Pallotta ed il Maresciallo Aiutante dell’Aeronautica Militare Alberto Tuzzi) presentano due istanza al Ministero della difesa per chiedere la costituzione di associazioni professionali a carattere sindacale.

AL MINISTERO DELLA DIFESA
Istanza Ex L. 241/90

I sottoscritti Pallotta Ernesto e Alberto Tuzzi rispettivamente Brigadiere dei Carabinieri e Maresciallo Aiutante dell’Aeronautica MilitarePREMESSO CHE

       che gli istanti sono dipendenti di codesta Amminstrazione;

       che una corretta e legittima interpretazione degli artt. 18, 39 e 40 della Costituzione non può negare in alcun modo il riconoscimento del diritto fondamentale di ogni cittadino, e quindi anche di quello che per funzioni e grado rivestito attende alla difesa dello Stato, ad associarsi liberamente, per il perseguimento dei fini sindacali;

       che sia nell’ambito della Comunità Europea che fuori di essa numerosi paesi (Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia, Austria, Svizzera ecc.) hanno consentito al personale militare la costituzione di associazioni professionali con uno specifico potere contrattuale, giungendo, in alcuni casi, a riconoscere anche il diritto di sciopero.

       Che l’ordinamento giuridico vigente deve necessariamente uniformarsi ai principi di democrazia, libertà e partecipazione sanciti dalla Costituzione repubblicana, oltreché di omogeneizzazione e parità di diritti nell’ambito dell’Unione Europea.

Tutto ciò premesso, i sottoscritti, anche ai sensi dell’art. 2 della legge 241/90 rivolge

ISTANZA

Affinchè entro il termine di giorni 30 di cui alla citata norma, vengano autorizzati a costituire un’associazione professionale a carattere sindacale tra il personale dipendente del Ministero della Difesa o, comunque, che venga autorizzato ad aderire ad associazioni sindacali già costituite.

Roma, 1 marzo 1993.

Dal 24.04.93 al 03.05.93, i Comandi di appartenenza degli 11 ricorrenti, rispondevano che il Ministro della Difesa non aveva accolto la richiesta in quanto in contrasto con gli artt. 3 ed 9 della legge 11.luglio 1978 n. 382. il 21.07.1993, il Prof. Avv. Carlo Rienzi, legale di fiducia delle due associazioni, presenta ricorso al TAR del Lazio per:

Violazione degli artt. 2, 18, 39 e 52 della Costituzione Italiana.
Violazione degli artt. 20 e 23, comma 4° della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Violazione dell’art. 5 della Carta Sociale Europea
Violazione dell’art. 11 della Convezione per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo.
Violazione dell’art. 8, 2° comma e art. 9 della Convezione dell’Organismo Internazionale
del Lavoro.
Violazione della risoluzione del Parlamento Europeo del 12.4.1984.

Il 29 luglio del 1994 il Tar del Lazio con sentenza n. 1217 rigettava l’istanza con le seguenti motivazione così sintetizzati:

Peculiarità dell’ordinamento militare. Difesa della Patria. Onore militare.

Servizio della Repubblica. Status militare. Istituzione della rappresentanza militare.

La svolta. Il 02 giugno 1998, il Consiglio di Stato, chiamato a decidere in appello, con l’ordinanza n. 1142 accoglie l’istanza dei ricorrenti e chiede il parere alla Corte Costituzionale.

Il Consiglio rileva che:

Il diritto di sciopero non è in contestazione perché contenuto in altri articoli. Le Forze armate si uniformano ai principi democratici della Costituzione.

Alcune sentenze della Corte hanno cancellato diverse normative militari perché anticostituzionali:

art. 180 del codice militare di pace (divieto di presentare istanze collettive);
art. 184 codice militare di pace (divieto di riunione in ambienti militari);
art. 15 della legge 382/78 (divieto di scegliere un difensore di fiducia al di fuori del proprio reparto).

L’istituzione della rappresentanza avvicina le Forze armate agli standard sindacali.

La disciplina non è minata dall’esistenza di strutture sindacali in quanto essa e assoggettata alla legge penale militare. Il diritto sindacale è alle porte.

Ma il 17 dicembre del 1999 la Corte Costituzionale, inaspettatamente e per motivi ancora da chiarire, sentenzia con il 499 il diniego al diritto sindacale.

La Corte NON motiva il rigetto alle istanze dei militari. Infatti si limita a ricordare i termini anacronistici dell’essere militare, tipicamente adottate e di appartenenza ai vertici militari, piuttosto che quelli socio-giuridici della Corte Costituzionale:

Dovere Militare, intaccamento del prestigio militare e della figura del superiore.
Antagonismo.
Intaccamento della disciplina.
Valori istituzionali, Patria ecc. ecc.

Tutto l’opposto di quanto aveva coraggiosamente affermato il Consiglio di Stato. L’opposto di quanto accade in Europa dove l’attività sindacale nulla a che a vedere con la disciplina, i valori, la patria e così via.

La verità è tutta da un’altra parte.

Nessun cenno alla nascita dei 26 sindacati militari europei che avrebbero smentito le assurde tesi della Alta Corte.

Il 2 maggio del 2000, il Consiglio di Stato, ostando il parere della Corte Costituzionale, è costretta a cambiare opinione e a rigettare definitivamente l’istanza.

Il 9 febbraio 2001, viene depositato il ricorso internazionale presso la Corte di Giustizia Europea per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo con sede a Strasburgo.

La Corte deve ancora pronunciarsi.

Il 23 gennaio 2001 il Consiglio di Stato, dichiara illegale l’associazione dei carabinieri UNARMA, firmataria del ricorso per la sindacalizzazione delle forze armate, mentre con diverse circolari ministeriali vengono vietate quasi tutte le associazioni militari esistenti.

Il 12 settembre 2002, l’Euromil, a seguito di simili attacchi e di fronte ad una involuzione del processo democratico delle forze armate italiane, approva all’unanimità la risoluzione di Amsterdam ed invia un comunicato stampa internazionale.


RISOLUZIONE APPROVATA ALL’UNANIMITA’ DAL PRESIDIUM DELL’EUROMIL
(originale in inglese)

L’organizzazione Europea delle Organizzazioni Militari in riferimento ai suoi compiti statutari di promozione e difesa dei diritti fondamentali del personale militare;

in riferimento ai suoi obiettivi statutari che prevedono il supporto delle associazioni ad essa aderenti, nei loro impegni di miglioramento dello stato sociale e professionale dei loro iscritti;

sottolineando l’importanza dei numerosi atti europei e Convenzioni che invitano gli stati Europei a riconoscere il diritto di associazione per il personale militare, fra gli altri il più recente documento 9518 emanato dal Consiglio d’Europa e la sua raccomandazione 1572;

evidenziando la necessità di garantire gli stessi diritti sociali per tutti i Soldati Europei che sono sempre più chiamati a cooperare durante le missioni internazionali di mantenimento e rafforzamento della pace;

esprime le sue severe preoccupazioni per i recenti sviluppi politici Italiani con riguardo alla violazione delle norme internazionali che prevedono il riconoscimento del diritto di associazione per il personale militare e sostiene pienamente le sue associazioni italiane, UNARMA, ASSODIPRO, AMID e le loro attività di promozione e sviluppo dei diritti fondamentali dei militari, così come del diritto di associazione professionale.

EUROMIL inoltre invita il Governo Italiano e il Parlamento a intraprendere ogni azione necessaria per sostenere i valori democratici e garantire il diritto di associazione per i membri delle Forze Armate in coerenza con la raccomandazione 1572 del Consiglio d’Europa.

The Hague/The Netherlands
12 Settembre 2002


COMUNICATO STAMPA
(originale in inglese)

Euromil riguardante il futuro delle associazioni italiane che vi aderiscono come membri effettivi.

In occasione dell’ultima riunione del Presidium dell’Euromil, avvenuta in The Hague/The Netherlands il 12 settembre 2002, i rappresentanti di 28 associazioni europee hanno discusso sul deterioramento della situazione italiana con riguardo al diritto di associazione per i membri delle Forze Armate.

Oltre un anno dopo che ad Unarma, l’associazione italiana che rappresenta fra gli altri membri anche i Carabinieri, è stata ufficialmente proibita la continuazione delle sue attività, Euromil ha ora delle serie indicazioni per credere che le autorità militari italiane stanno pianificando uguali azioni contro l’Assodipro, un’associazione per i membri delle Forze Armate e per altro personale civile.

Euromil è profondamente preoccupato riguardo a questi sviluppi in Italia, che costituiscono una diretta e severa
violazione delle fondamentali libertà di associazione internazionalmente riconosciute. In un momento in cui ogni governo europeo, incluso quello Italiano, richiede ai suoi soldati un sempre maggior impegno e si aspetta da
loro che siano pronti a difendere i valori democratici e i diritti fondamentali nelle remote aree esterne all’Europa, è inaccettabile che proprio i diritti di questi lavoratori, che sono il punto chiave di ogni politica di difesa e sicurezza, vengano interamente negati.

Euromil inoltre, si oppone fortemente a questa prospettiva in Italia e invita i membri del Parlamento Italiano ed Europeo a fare tutto ciò che è in loro potere per prevenire la violazione dei diritti sociali fondamentali.

Euromil è l’unica Organizzazione Non Governativa del suo genere che riunisce 28 associazioni con 500.000 membri
appartenenti a tutti i gradi, provenienti da 19 paesi europei. In virtù del suo status consultivo al Consiglio d’Europa l’organizzazione è stata inserita nella lista delle Organizzazioni Non Governative, intitolate a presentare reclami collettivi.

Per maggiori informazioni:

Ram. (retd.)
Ulrich A. Hundt
Secretary General EUROMIL
Tel.
+32 2 626 06 84

 


EUROMIL ED I CITTADINI IN UNIFORME

Relazione della Prof. Dott. D.J. Winslow

Dipartimento di Sociologia ed Antropologia Culturale Dell’Università di Amsterdam

Incaricata da Euromil a stilare un bilancio sulla condizione militare europea

“IL MODELLO EUROPEO DEL “CITTADINO IN UNIFORME”

Il modello a cui tutte le associazioni nazionali dell’Euromil fanno riferimento è quello del “cittadino in uniforme”. Questo modello descrive un cittadino responsabile, che, da una parte gioisce dei suoi diritti costituzionali democratici intensamente e responsabilmente, ma che dall’altra parte, accetta senza restrizioni i suoi obblighi professionali come un soldato, essendo preparato a proteggere anche i diritti umani con la sua vita, in caso di pericolo.

CLASSICHE INCOMPRENSIONI SULLE ASSOCIAZIONI DEI MILITARI

       Le associazioni di militari minano la catena di comando;

       Esse conducono ai sindacati;

       I sindacati conducono allo sciopero;

       Lo sciopero conduce al caos e all’anarchia;

       Non possiamo avere caos e anarchia nelle Forze Armate;

       Pertanto : NO AL DIRITTO DI ASSOCIAZIONE!!!!

LA REALTA’ DI FATTO
(Le associazioni dei militari esistenti)

       Le associazioni di militari sono coinvolte

       in termini di impiego;

       in termini generali della politica del personale

 

FUORI DAI LORO LIMITI D’INTERVENTO VI SONO:

       le operazioni;

       la gerarchia e la disciplina;

       gli stanziamenti e l’equipaggiamento-armamento;

 

IL DIRITTO DI ASSOCIAZIONE E’ INDIPENDENTE RISPETTO A QUELLLO DI SCIOPERO.

LE ASSOCIAZIONI POSSONO ESISTERE ANCHE SENZA IL DIRITTO DI SCIOPERO;

Pertanto:

IL DIRITTO DI ASSOCIAZIONE PUO’ ESSSERE RICONOSCIUTO SENZA METTERE IN PERICOLO L’ORDINAMENTO MILITARE!

Alcune frasi significative emerse dalle interviste dei delegati delle associazioni europee.

“La nostra sfida più grande è quella di trasmettere agli altri colleghi, specialmente ai vertici militari, che la democrazia non è pericolosa e le associazioni possono contribuire alla giustizia e alla disciplina”.

“Noi accettiamo che ai soldati siano richiesti maggiori doveri rispetto ai normali cittadini, incluso l’estremo sacrificio della vita. Non ci devono però essere barriere alla parità dei diritti.”

Un anziano Comandante olandese evidenzia:

“Le associazioni ci rendono più responsabili come comandanti. Esse sono utili.”

“I soldati sono cittadini in uniforme che, in normali circostanze, dovrebbero esercitare tutti i diritti umani e le libertà fondamentali. La Convenzione dell’Unione Europea sui diritti fondamentali dell’Uomo (Nizza, 2000) lo conferma”.

“L’uniforme è una cultura internazionale. I militari condividono qualcosa che va oltre le differenze nazionali.”

“Europa significa persone che concorrono insieme per un comune obiettivo, e vuol dire anche non ci dovrebbero essere differenze nell’applicazione dei soldati in differenti paesi.”

“Noi dobbiamo lavorare nelle stesse missioni. Tuttavia soldati che lavorano insieme hanno diritti diversi.”

La posizione dell’Euromil sui diritti fondamentali dei militari

“Euromil sostiene che i membri delle forze armate a cui è stato chiesto di proteggere e difendere i diritti e le libertà dei loro compagni cittadini, dovrebbero essere titolati a godere e praticare quegli stessi diritti e quelle stesse libertà.

Uno di questi diritti fondamentali è il diritto alla libertà d’associazione.

L’Euromil si avvale delle leggi e degli accordi internazionali per supportare le sue argomentazioni. Per esempio l’articolo 20 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite recita:

” Ogni persona ha il diritto di formare e di aderire ad associazioni sindacali per la protezione dei suoi interessi”.

Questo è interessante in quanto i Diritti Umani sono basati su di un concetto etico e legale dell’individuo mentre i diritti legati alla cittadinanza sono basati su un accordo politico legale degli individui.

Essi condividono una concezione legale dell’individuo che differisce rispetto all’universalità.

I diritti Umani sono diritti etici basilari di cui tutti gli individui godono in virtù della loro natura umana, mentre i diritti legati alla cittadinanza sono specifici di una particolare comunità politica. In questo caso l’Euromil definisce la comunità come una comunità militare”.

“L’Euromil sostiene che il diritto di fondare associazioni o sindacati allo scopo di rappresentare gli interessi sociali (il diritto di’associazione), e la pratica dell’attività associativa devono essere ancorati in appropriate leggi e accordi nazionali ed internazionali per tutti i militari.

Il diritto di associazione include il di fondare una associazione, la libertà di appartenere ad essa e la possibilità per questa associazione e i suoi membri in nome dell’associazione.

Il diritto di rappresentare gli interessi sociali in un’associazione non include solamente il diritto e la libertà di fondare associazioni con il compito di difesa e promozione delle condizioni economiche e di lavoro, ma anche di ti aderire a quest’associazione e di aderire in nome della stessa.

Questo include anche la libertà di stabilire le norme statutarie. Il diritto d’associazione può essere limitato da un divieto di sciopero per ragioni politiche. Le associazioni che aderiscono all’Euromil si distanziano dal diritto di sciopero.”

L’Euromil protesta contro le differenze esistenti tra i militari dei diversi paesi con riguardo ai diritti fondamentali come il diritto di associazione.

” uniti nelle missioni e uniti nei diritti”, e cerca di correggere lo sbilanciamento esistente tra i militari
Europei.

Per fare questo le associazioni aderenti all’Euromil si avvalgono del “repertorio” sopranazionale dei Diritti Umani, la cittadinanza e democrazia (particolarmente il diritto di associazione ) per formulare, rafforzare e legittimare i loro propri obiettivi nazionali e le loro battaglie.”

ORGANIZZAZIONE

Euromil ha la seguente organizzazione:

1)    tre organi esecutivi:
1) Il Congresso;
2) Il Presidium;
3) Il Board.

2)    Il Segretario Generale;

3)    l’Amministrazione.

Il Congresso è composto dai delegati delle singole associazioni, membri permanenti di Euromil. Ogni associazione dispone di un numero di delegati in relazione al numero degli iscritti e alla quota versata.

Il Congresso è indetto ogni quattro anni ed in tale ambito vengono decise tutte le cariche statutarie.

Il Presidium è l’organo che riunisce una più ristretta delegazione delle associazioni, proporzionale agli iscritti, in rappresentanza in seno al consesso.

In tale ambito vengono decise risoluzioni, strategie, obiettivi.

Il Presidium è indetto due volte all’anno: in primavera ed in autunno.

Il Board è l’organo esecutivo del Presidium.

Prepara i bilanci preventivi e consuntivi, organizza i presidium ed i congressi, studia le proposte di deliberazione provenienti dalle associazioni europee.

Ha compiti di esecuzione delle direttive impartite dal Congresso e dall’Euromil.


L’esecutivo è composto da 10 membri di cui:

       un presidente, Boek Snoep dell’AFMP olandese;

       un vicepresidente, Bernhard Gertz della DBwV
tedesca

       il tesoriere, Svend Erik Larsen dell’HKKF danese;

6 membri eletti dal congresso:

       Carlos Pires della portoghese AOFA,

       Emmanuel Jacob, della belga ACMP,

       Jan Kriz della ceca SVzP-A-CR,

       Danis Pingal, della francese ANFASOCAF,

       Rudolf Schleifer dell’austriaca GOD.

       Edward Lasserty, dell’irlandese PODFORRA,

Il Segretario Generale l’ammiraglio Ulrich A. Hundt della tedesca DBvW, è il responsabile della sede legale di Bruxelles, con compiti di pubbliche relazioni con l’esterno e di portavoce ufficiale nei rapporti con la Nato, EU, ETUC, Commissione europea, Consiglio d’Europa e Parlamento Europeo.

Euromil ha la seguente composizione:

In relazione alle associazioni aderenti:

Area Nord 36%
Area Sud 36%
Area Est 28%

In relazione agli iscritti dichiarati da ciascuna associazione:

Associazioni Anno di Fondazione Ingresso EUROMIL Percentuale iscritti sul totale generale

Area Nord

Belgio ACMP/CGMP 1921 1972
Danimarca CS 1967 1972
Danimarca HKKF 1959 1985
Danimarca HOD 1994 1994
Finlandia Päällystöliito ry 1929 2000
Germania DBwV 1956 1972
Irlanda PDFORRA 1990 1990
Olanda AFMP/FNV 1898 1972
Totale Nord 86,61%

Area Sud

Francia ANFASOCAF 1953 1984
Italia AMID 2000 2002
Italia ASDP 1992 1998
Italia UNARMA 1993 1998
Portogallo ANS 1989 1993
Portogallo AOFA 1992 1997
Portogallo ASMIR 1987 1995
Spagna AMARTE 1988 1998
Spagna CIOFAS 1995 1996
Totale Sud 4,71%

Area Est

Bulgaria Rakovski 1990 1992
Ceca Rep. SVzP-A-CR 1990 1991
Lettonia LSA 1989 1994
Russia ITUS 1992 1994
Slovacchia ZV-A-SR 1990 1993
Slovenia ZSC 1952 1994
Ungheria HOSZ 1991 1992
Totale Est 8,68%

Totale Generale iscritti 321.810

In relazione al rapporto Uomini/Donne

Donne Uomini

Area Nord 15.764 263.182 5.65 % donne
Area Sud 286 14.926 1.88 % donne
Area Est 3.235 24.605 11.62 % donne

Totale Generale 19.285 302.713 5.99 % donne

In relazione ai Corpi di appartenenza

Esercito Marina Aeronautica Civili

Area Nord 179.845 24.845 61.916 248
Area Sud 9.154 2.497 3.861 600
Area Centro 6.956 1.171 2.647 237
Totale Generale 195.955 28.513 68.424 1.085

In relazione allo status

In servizio In ausiliaria Pensionati
Familiari Altri

Area Nord 194.063 28.656 50.173 6.718 0
Area Sud 4.351 2.845 3.621 4.115 116
Area Est 11.578 5.631 9.197 1.468 66
Totale Generalel 209.992 37.132 62.991 12.301 226

In relazione al ruolo

Ufficiali Sottufficiali Truppa

Area Nord 21,71% 47,14 % 31,15%
Area Sud 48,15% 47,55 % 4,30%
Area Est 45,17% 50,65 % 4,18%
Totale 24,61% 47,33% 28,06%

Prospettive 2003/2004

Membri Prospettive

Area Nord 278.710 307.620
Area Sud 15.160 37.275
Area Est 27.940 77.239
Totale 321.810 422.134

MEMBRI PERMANENTI ED OSSERVATORI DI EUROMIL CON DIRITTI SINDACALI

Austria 1.
GEWERKSCHAFT ÖFFENTLICHER DIENST (GÖD)
COED-Schulungszentrum
Fischerstiege 9.
1. Stock
A-1010 Wien
Tel: ++43-1-533 8720/-29 (CÖD)
Fax: ++43-1-533 06 59 (CÖD)
Email: coed.centrum@t-online.at

Fritz
Neugebauer

Belgio 2. CENTRALE GENERALE DU
PERSONNEL MILITAIRE (CGPM)
Av. du Suffrage Universel 85
B-1030 Bruxelles
Tel: ++32-02-245 72 14
Fax:++32-02-245 73 01
Email: acmp.cgpm@chello.be
Homepage: http://www.acmp-cgpm.be

Emmanuel
Jacob

Bulgaria 3.
BULGARIAN OFFICIERS LEGION “RAKOVSKI”
ul. “Christo Botev” 48
BG-1000 Sofia
Tel: ++359 2 987 13 20
Fax: ++359 2 52 99 54
Email: legiar@tusk.icn.bg

Ivan Milov

Rep. Ceca 4.
Svaz Vojáku z Povoláni Armády Ceské
Republiky (SVzP-A-CR)
Rooseveltova 23
CZ-161 05 Prag 6
Tel: ++420 2 20 215 592-594
Fax: ++42-02-20 21 42 37
Email: marecej1@army.cz

Jan Kriz

Danimarca 5.
Centralforeningen for Stampersonel (CS)
Trommesalen 3
DK-1614 Kopenhagen V.
Tel: ++45 33 31 40 40
Fax:++45 33 31 10 33
Email: cs@cs.dk
Homepage: http://www.cs.dk
6.
Haerens
Konstabel – OG Korporalforening (HKKF)
Kronprinsensgade 8
DK-1114 Kopenhagen K.
Tel: ++45-33 93 65 22
Fax: ++45-33 93 65 23
Email: hkkf@hkkf.dk
Homepage: http://www.hkkf.dk
7. Hovedorganisationen af Officerer i Danmark (HOD)
Vester Voldgade 104, 1. sal.
1552 Kopenhagen V.
Tel: ++45-33.15.02.33
Fax:++45-33.14.46.26
Email: HOD@hod.dk
Homepage: http://www.hod.dk

Finn Busse
Jensen

Svend Erik
Larsen

G.
Martinussen

Finlandia 8.
PÄÄLLYSTÖLIITTO
Pohjoisranta 4 A 23
FIN-00170 Helsinki
Tel: ++358 9 / 13.15.23.20
Fax:++358 9 / 13.15.23.22
Email: paallystoliitto@co.inet.fi
Homepage: www.paallystoliitto.fi

Ari Pakarinen

Germania 9. Deutscher Bundeswehr-Verband
e.V. (DBwV)
Südstraße 123
D-53175 Bonn
Tel: ++49-228-38 23 211
Fax: ++49-228-38 23 221/219
Homepage: http://www.dbwv.de

Bernhard
Gertz

Irlanda 10.
Permanent Defence Forces other ranks Representative Association
(PDFORRA)
136 Capel Street
IRL – Dublin 1
Tel: ++353-1-8723388
Fax: ++353-1-8723506
Email: hq@pdforra.ie
Homepage: www.pdforra.ie

Eamonn
Lafferty

Lettonia
11. Latviesu strélnieku apvieniba
Meistaru str. 10, Kab 204
LV-1050 Riga
Tel.: ++371-7-33 52 80
Fax: ++371-7-83 02 36

F. Aivars Baskers

Paesi Bassi
12.
Algemene
Federatie van Militair Personeel
Johan van Oldenbarneveltlaan 46
Postbus 365
NL- 3800 AJ Amersfoort
Tel: ++31-33-4678 000
Fax: ++31-33-4678 001
Email: afmp@afmp.nl
Homepage: www.afmp-fnv.nl
13. Marechausseevereniging (MARVER)
Postbus 365
NL – 3800 AJ Amersfoort
Tel.: ++31-33-467 80 04
Fax.: ++31-33-467 80 01
Email: secretaris@marechausseevereniging.nl
Homepage: www.marechausseevereniging.nl

Ton
Heerts

Han
Busker

Polonia
14. Convention of Seniors of the Polish Armed Forces
Associazione membro osservatore
ul.
Duminska
1
Tel Secr.: 0048-22 687 80 75

Marek Bielec

Portogallo 15. Associaçao Nacional de
Sargentos (ANS)
Rua Barao de Sabrosa, 57 – 2°
P-1900-088 Lisboa
Tel: ++351-21-815.49.66
Fax: ++351-21-815.49.58
Email: geral@ans.pt
Homepage: http://www.ans.pt
16. Associaçao de Oficials das Forças Armadas (AOFA)
Rua Infanta D. Isabel
P-2780 Oeiras
Tel: ++351-21-441 77 44
Fax: ++351-21-440 68 02
Mail: aofa@oninet.pt
Homepage:http://welcome.to/aofa
17.
Associaço dos Militares na Reserva
e Reforma (ASMIR)
Rua Elias Garcia, 45/47
Apartardo 74
P – 2334-909 ENTRONCAMENTO
Tel: ++351-249 72 68 59
Fax: ++351 249 71 95 86
Email: stratus@mail.telepac.pt
Homepage: www.asmir.pt

Antonio Lima Coelho

Carlos Manuel Alpedrinha Pires

José
Gonçalves Ramos

Russia
18. All-Russian Trade Union of Servicemen (ITUS)
42/2, Leninsky Prospect/App. 22-03
117119 Moscow
Tel: ++7-095-938.78.32
Fax: ++7-095-938.81.59
Email: ITUS@FNPR.ru

Oleg Schvedkov

Slovacchia 19. Zväz vojakov Armády
Slovenskej Republiky (ZV-A-SR)
Dom Armády
SK – 911 27 Trencin
Tel/Fax: ++421- 32-7.43.00.41

Rudolf Otrísal

Slovenia 20. Zdruzenje Slovenskih
Castnikov (ZSC)
Rimska c. 8
SLO-61000 Ljubljana
Tel: ++386-1-24.10.260
Fax: ++386- 1-425.01.21

Miha Butara

Spagna 21. Asociacion de Militares
Acogidos a la Reserva de los Tres Ejércitos
– A.M.A.R.T.E
Arroyo, 20 Acc. local patio 1°
“Edificio Virgen de las Aguas”
E-41003 Sevilla
Tel: ++34 – 95 45 35 616
Fax: ++34- 95 45 33 177
Email: amarte@telefonica.net
Homepage: www.terra.es/personal/amarte/
22.
Circulo
De Oficiales de las Fuerzas Armadas (CIOFAS)
P.O. BOX No 13391
E-41070 Sevilla
Tel/Fax: ++34-95-470 44 19
Email: ciofas@teleline.es
Homepage: www.pagina.de/ciofas

Fermín
Senciales Pastor

José Barranca
López

Ungheria 23.
Honvédszakszervezet -HOSZ
Postafiók 146
H-1389 Budapest 62
Tel/Fax: ++36-1-350.76.71
Email: hosz@axelero.hu

Làslò Farkas


UN’ESPERIENZA TUTTA MEDITERANEA

Intervista ad Antonio Coelho
Presidente dell’Associazione Nazionale Sergenti Portoghesi.

 

Il Portogallo, dopo la Bulgaria, è l’ultimo, in ordine di tempo, ad ottenere il riconoscimento del diritto sindacale. Come si sente?

E’ stata una grossa vittoria. Il risultato di una lunga battaglia verso il riconoscimento dello status di cittadini anche a noi miitari. La tesi che avevamo sempre sostenuto è che possono esserci dei limiti all’esercizio di un diritto, ma non dei dinieghi.

Quando è iniziata la battaglia sociale dei militari portoghesi per il riconoscimento dei propri diritti?

La battaglia iniziò nel 1966, prima della rivoluzione dei garofani (ndr: la rivoluzione che ha deposto la dittatura di destra). Allora un piccolo gruppo di sergenti si attivò per chiedere rivendicazioni economiche. Poi la rivoluzione, grazie, soprattutto, ai militari, soldati che lottarono per la democrazia e che vergognosamente non ne goderono i diritti. Tuttavia, in quel periodo, nacquero le prime associazioni di militari per discutere sulle questioni militari.

Nel 1978 fu organizzato il primo festeggiamento ufficiale del rango, ricordato oggi come la “giornata dei sergenti” e che nella stessa data viene celebrata tutti gli anni. Nel 1989 nasce l’ANS per volontà di 4500 sergenti.

Quali sono state le difficoltà affrontate nel corso di tali azioni.

Le difficoltà sono quelle comuni a tutte le battaglie sociali portate avanti dai cittadini. Innanzi tutto politiche:

è stato veramente difficile far comprendere alle istituzioni la necessità di una democratizzazione delle forze armate portoghesi. Lo scoglio più duro è stato quello di abbattere la diffidenza di costoro verso una organizzazione militare che pur lottando per la democrazia era stata al servizio della dittatura.

In secondo luogo, militari: moltissimi sono stati gli ostacoli interposti dai vertici per impedire tali riconoscimenti, opponendo ad arte i valori militari, il senso della disciplina e della gerarchia alle legittime aspirazioni dello sviluppo della personalità e della dignità dell’uomo-militare.

Quali sono state le azioni poste in essere dall’ANS e dei militari per arrivare a questo risultato?

Sin dalla sua nascita, il nostro movimento si è caratterizzato per la tenacia con la quale ha sostenuto i suoi intenti. Esso si è adoperato a tutti i livelli. Abbiamo intrapreso una estenuante attività politica e di pubbliche relazioni con la quasi totalità dei nostri parlamentari, con la Commissione Difesa ed abbiamo incontrato persino il Presidente della Repubblica, ma nello stesso tempo, quando la dialettica si trasformava in incomprensione o diffidenza innalzando il livello di tensione dei rapporti tra le parti, sono state adottate iniziative forti come la manifestazione.

La prima nel 1995, in cui tutti i militari, al termine del servizio, hanno passeggiato ripetutamente attorno alla caserma imbavagliati, a dimostrare che i militari non godevano del diritto di parola.

L’ultima nel 2000, in quell’occasione sono stati denunciati alcuni militari che avevano organizzato la manifestazione, tra cui io. E’ questo è stato l’errore che hanno commesso i vertici militari.

Infatti, da quel momento, molte categorie sociali sono scese in nostro aiuto ed è stato poi facile raggiungere l’obiettivo. Il mio procedimento penale si è concluso con l’archiviazione.

Quale è stato il ruolo di Euromil nella questione portoghese?

Il ruolo di Euromil è stato determinante. A seguito della denuncia penale militare inoltrata nei miei confronti, il Presidente dell’Euromil, Rotboll, ha scritto immediatamente al Presidente della Repubblica e alle più alte autorità dello Stato, chiedendo un incontro ufficiale.

Della vicenda è stato chiesto un parere all’Avvocatura dello Stato, che ha poi dato il via libera al diritto sindacale.

Grazie ad Euromil sono stato ricevuto dal Presidente della Repubblica.

Ritiene che il risultato del Portogallo possa estendersi alla “sorella” Spagna?

Certamente. La Spagna ha già ottenuto la sentenza favorevole della Corte Costituzionale, ma mentre il nostro Parlamento ha già disciplinato le ssociazioni professionali, la Spagna ancora non ha emanato il relativo disegno di legge e che si prevede avverrà entro la prossima primavera.

La tua idea sul caso Italia.

Sotto molti aspetti, la questione italiana è molto simile a quella dei paesi mediterranei europei. Capisco ogni vostra sofferenza perché è la stessa che abbiamo dovuto percorrere anche noi.

Tutto però dipende dalla vostra capacità di penetrazione nel tessuto sociale, caparbietà e pazienza.

Non bisogna mai disperare, mai abbassare la guardia e ritengo che le attività delle associazioni italiane stiano giocando un ruolo determinante.

Al termine di questa battaglia ci saranno soltanto due risultati: La vittoria o la vittoria.