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L’alternanza della conservazione

“IL MINISTRO DELLA DIFESA INCONTRA IL COCER X° MANDATO”

Le riforme politiche attuate nell’ultimo decennio ci stanno abituando all’alternanza politica, ossia un mandato governa una coalizione e l’altro chi prima era all’opposizione, se non si è governato bene e i cittadini attuano il cambiamento con il voto.

Questo nuovo sistema democratico di rappresentatività, voluto e sostenuto dai cittadini, si è potuto instaurare dopo la caduta del muro di Berlino, dopo la fine dell’impero democristiano e dopo la pulizia politica attuata dai magistrati con l’operazione “mani pulite”.

I cittadini, tuttavia, si aspettavano dalla politica dell’alternanza maggiore chiarezza, trasparenza e, soprattutto, linee politiche alternative per poter meglio scegliere quali partiti mandare al governo. I tempi non sono ancora maturi per esprimere un primo giudizio sull’attuale maggioranza, però ci sono dichiarazioni e comportamenti di taluni ministri, che ci consentono di riaffermare il vecchio proverbio: “Il buongiorno si vede dal mattino”.

L’episodio che ha generato queste brevi note, scaturisce dall’incontro che il nuovo Ministro della Difesa, On. Arturo Parisi, ha avuto con il Cocer del X° mandato, il 26 luglio u.s. a Roma, presente anche il Capo di S.M. della Difesa, Amm. Di Paola.

Il Ministro Parisi, in totale sintonia e continuità con il suo predecessore On. Antonio Martino, ha effettuato un intervento che è stato, in buona parte, la fedele ripetizione di quanto già affermato all’audizione in Senato, di fronte alle Commissioni Difesa riunite in seduta congiunta.

Ai rappresentanti il neo ministro ha confermato i tagli economici effettuati al dicastero, con tutte le difficoltà annesse e il proseguimento di una politica di restrizioni.

In sostanza la continuità di una politica di sacrifici, già avviata dal precedente governo, che appiattisce e rende simili le varie coalizioni che si alternano.

Potremmo anche capire, pur non condividendo, una politica di sacrifici dettata da difficoltà economiche dovute essenzialmente ai parametri europei e alla economia internazionale.

Ma non condividiamo per niente, però, quanto affermato dal Ministro Parisi, sul tema delle riforme legate alla tutela della condizione del personale.

Ci riferiamo al passaggio del suo intervento, relativo alla riforma del sistema rappresentativo, che non c’entra nulla con l’economia e, anzi, se riformato in senso veramente democratico e reale, porterebbe notevoli risparmi al bilancio delle forze armate.

L’On. Parisi, infatti, in maniera del tutto impropria e proseguendo sulla linea della conservazione seguita dal suo predecessore, ha affermato che la Corte Costituzionale ha negato la possibilità di riformare in senso sindacale le rappresentanze del personale.

Le cose non stanno esattamente così, perché l’iter giudiziario, TAR, Consiglio di Stato e Corte Costituzionale, da me intrapreso assieme ad altri Sottufficiali, era finalizzato al riconoscimento dell’incostituzionalità di alcuni commi dell’art. 8 della legge 382/78. L’Alta Corte invece, con una sentenza politica voluta da quasi tutti i partiti, sostenne che l’art. 8 era legittimo, poiché voluto dal Parlamento sovrano, e che lo stesso, se voleva, avrebbe potuto modificarlo.

Ciò significa che se si volesse veramente dotare il personale militare di una reale forma di auto tutela, il Parlamento può modificare l’attuale istituto rappresentativo, come, dove e quando vuole, anche strutturato sindacalmente.

Si tratta solamente di attuare una volontà politica, dove però questa sussistesse. Quanto affermato dal nuovo Ministro della Difesa al Cocer, e già anticipato nell’audizione bicamerale, non è scaturito dal dibattito pre elettorale avvenuto nella coalizione, ma è certamente quanto voluto e imposto dalle gerarchie militari.

Tali asserzioni ci hanno lasciato esterrefatti, non tanto per il contenuto che già immaginavamo, bensì perché ci confermano, purtroppo, che quando si tratta di intraprendere percorsi che portano a reali riforme per la tutela dei diritti dei cittadini, siano anch’essi militari, si preferisce proseguire sul binario della conservazione, anziché avere il coraggio di affrontare il progresso.

Non sappiamo quali saranno le reazioni dei rappresentanti appena insediati e presenti all’incontro, che avranno tempo e modo di confrontarsi con il Ministro.

Per ciò che ci riguarda siamo rimasti profondamente delusi, poiché ci aspettavamo una maggiore coerenza con quanto promesso in campagna elettorale.

I cittadini si aspettano dall’alternanza significati ben precisi che, pure evitando sconvolgimenti, consentano di diversificare la politica effettuata da una coalizione rispetto alla opposta alleanza.

Tali attese devono restare solo sogni, o ci sono speranze affinché un giorno, speriamo non troppo lontano, l’Italia diventi una nazione veramente democratica alla pari degli altri paesi europei?

Trovandoci all’inizio della legislatura vogliamo essere ottimisti e sperare nel prossimo futuro, ma l’attuale maggioranza sappia che l’Associazione si farà carico di chiamarla a confronto, su quanto promesso in campagna elettorale circa i miglioramenti della condizione militare.

Alberto Tuzzi

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