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Scandalo sullo spionaggio fiscale

L’ultimo scandalo sullo spionaggio fiscale ha evidenziato lesigenza  di democratizzare compiutamente i comparti difesa e sicurezza dello Stato rendendoli realmente trasparenti e affidabili

di Alberto Tuzzi

Il recente scandalo delle intercettazioni finanziarie e spionaggio fiscale, ha riportato drammaticamente alla ribalta nazionale limportanza, per la democrazia nel nostro Paese, della trasparenza delle istituzioni e della fedeltà democratica dei suoi servitori.

Si stava ancora discutendo dellultimo scandalo, che ha coinvolto il SISMI e il suo direttore Pollari, che già un nuovo episodio illecito vede coinvolti funzionari e militari corrotti dellufficio delle entrate. La classe politica si è fortemente indignata, definendo quest’ultima operazione un duro colpo per la società democratica. Questo ennesimo episodio di devianza democratica, anche se attinente al fisco e allanagrafe tributaria dei politici, che dovrebbe comunque essere pubblica, conferma pienamente le nostre convinzioni che, allinterno delle strutture pubbliche, cè mancanza di democrazia e trasparenza.

In particolare la carenza di trasparenza e di fedeltà democratica, la troviamo proprio in quelle organizzazioni istituzionali che dovrebbero essere il baluardo a difesa delle istituzioni democratiche e dei diritti fondamentali dei cittadini.

Con queste brevi note non intendiamo analizzare lillecito commesso da persone corrotte e/o politicizzate, bensì tentare di dare il nostro contributo, di idee e di esperienze, alle forze politiche, affinché possano affrontare con coraggio e determinazione una nuova stagione di vere riforme democratiche. E da molteplici anni oramai che denunciamo la carenza, nei settori difesa e sicurezza del nostro Paese, di trasparenza e di democrazia interna.

La totale affidabilità democratica e il pieno rispetto dei diritti costituzionali del personale appartenente ai comparti, è fondamentale per uno Stato repubblicano. Non si può pretendere che chi deve assicurare i diritti e la sicurezza dei cittadini, non possa esso stesso godere dei diritti costituzionali fondamentali. Siamo consapevoli che bisogna stare attenti a non generalizzare, anche perché vanno salvaguardati gli innumerevoli operatori presenti nelle istituzioni e fedeli alla democrazia. Ma non possiamo esimerci dal denunciare le carenze e le connivenze della politica che, secondo noi, sono alle origini dei processi di degenerazione di molti funzionari. La prima e più importante mancanza è proprio il controllo politico dei comparti difesa e sicurezza.

I Ministri e i Sottosegretari, che sono i responsabili politici dei dicasteri e i rappresentanti del popolo, dovrebbero garantire la società della fedeltà democratica degli appartenenti ai vari ministeri. Apparati dello Stato che tramano contro le istituzioni democratiche, a favore di questa o quella forza politica sono, purtroppo, una caratteristica del nostro Paese, principalmente perché non si vuole riformare in senso realmente democratico quelli che, fino a qualche anno fa, venivano considerati corpi separati. Gli anni passano, i governi si alternano e le trame eversive degli apparati si susseguono, ma nessuna forza politica, esclusa qualche eccezione, vuole veramente studiare il fenomeno e porre in atto gli adeguati cambiamenti.

La politica sembra ostaggio e sotto scacco di poteri che sfuggono al controllo delle istituzioni. E palese che se i comportamenti eversivi proseguono imperterriti nel tempo, significa che ci sono le dovute coperture e/o collusioni politiche.

Non basta, pertanto, andare semplicemente ad un ricambio dei vertici istituzionali, anche se necessario, bensì occorre intervenire in profondità modificando le normative vigenti. Un primo intervento dovrà necessariamente occuparsi della politicizzazione, molto estesa, degli appartenenti ai comparti. Fenomeno che negli anni sta vieppiù aumentando e ha oramai raggiunto percentuali scandalose.

La pericolosità per la tenuta democratica del nostro Paese, però, è dovuta soprattutto alla politicizzazione dei vertici istituzionali, di difesa e sicurezza, i quali preoccupati essenzialmente del loro futuro politico e/o industriale, dedicano molto del loro tempo alla cura dei rapporti politici, tralasciando la funzionalità delle strutture e il controllo della totale fedeltà dei propri dipendenti alle istituzioni democratiche.

Questo stato di cose, oltre ad essere una normale deviazione delle ambizioni umane, è dovuto anche al fatto che il potere politico è stato, ed è tuttora, complice ed istigatore. Basta infatti ricordare come sia stato stravolto lo spirito della Costituzione, nei confronti degli appartenenti alle forze armate. Con lart. 8 della legge 382/78, Norme di Principio sulla Disciplina Militare, dove si è voluto, di fatto, modificare la volontà dei Padri Costituenti. Impedendo cioè ai militari la sindacalizzazione e la libertà di associazione, diritti fondamentali costituzionali e lasciando, invece, la piena libertà di iscriversi ai partiti politici.

Per concludere, vorremmo suggerire alle forze politiche qualche consiglio di circostanza. Anzitutto sarebbe opportuno che i partiti facessero un passo indietro, rispetto alla spartizione politica dei vertici istituzionali. In seguito è necessario che i responsabili politici dei vari dicasteri non deroghino dal proprio ruolo istituzionale, lasciando fare la politica ai loro funzionari. Infine occorre avere il coraggio politico di impostare reali riforme strutturali e democratiche, pure contro la volontà dei propri dirigenti.

Il bene pubblico, la convivenza civile, la società democratica e la sovranità popolare, sono valori nazionali troppo importanti per essere gestiti da funzionari ancorché democratici. Siamo consapevoli, però, che la politica da sola non potrà farcela se non verrà coinvolta la società, pertanto necessita coinvolgere tutte le forze sociali e le organizzazioni democratiche, in grado di dare il loro contributo per la rinascita democratica e civile del nostro Paese.

Alberto Tuzzi

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