Giustizia

Svegliamoci ! Prima che sia troppo tardi

Recentemente, dopo ben sei anni, si è conclusa un’annosa disputa presso il Tribunale Militare dl Padova tra Il maresciallo Stefano Della Pietra (32 anni) e Il Ten. Colonnello Guido Pressacco (51 anni) che ha dovuto Incassare una condanna, mentre Della Pietra è stato assolto perché Il Tribunale ha ritenuto lecito li suo comportamento.
Ma veniamo ai fatti. La vicenda ha Inizio il 28 giugno 1994, quando il Della Pietra, all’epoca sergente maggiore, viene convocato dai ten. col. Pressacco, comandante del battaglione logistico “Julia”.
Già da qualche mese i rapporti tra i due sono tesissimi a causa di una patologia alla schiena che aveva tenuto il Della Pietra lontano dai servizio senza, peraltro, risolvere dei tutto questo fastidioso problema fisico che impediva alcune attività lavorative dei sergente maggiore che svolgeva le mansioni di meccanico di automezzi e di addetto alla guida di mezzi pesanti.
Forse queste assenze non erano ben sopportate dai superiore tanto che un’incomprensione nata In relazione alla richiesta di licenza da parte del Della Pietra In occasione del suo matrimonio fu soddisfatta solo grazie ad una lettera indirizzata all’ufficiale da un avvocato.
Ai ricevimento della lettera il comandante si rivolge ai suo subordinato dicendogli: “Ho ricevuto la lettera dei suo legale, prenderò i dovuti provvedimenti, lei si vergogni, mi fa schifo, stia attento da ora in poi gliela farò pagare cara…”.
Con queste premesse arriviamo ai fatidico 28 giugno 1994. il ten. coi. consegna un ordine scritto al sergente maggiore con il quale gli impone di uscire per servizio con un autogrù per rimuovere un camion. Questo servizio gli era stato già prospettato il giorno precedente da un altro ufficiale ai quale il Della Pietra aveva manifestato che, a causa dei riacutizzarsi del dolore alla schiena comprovato da certificato medico, non poteva eseguire quell’ordine. Altri colleghi erano idonei e disponibili a sostituirlo nell’espletamento di quei servizio. A questo punto, per ragioni di sicurezza a tutela della propria salute e dell’altrui incolumità (In caso dl errore di manovra della gru potevano senz’altro essere coinvolte altre persone), il Della Pietra oppone un netto “signornò”. Il comandante gli prospetta, seduta stante, una denuncia penale per disobbedienza con l’aggravante dei grado rivestito. Subito dopo il Della Pietra viene colto da una crisi nervosa con conseguente collasso che lo fa approdare d’urgenza in ospedale.
Da quel giorno si susseguono altre crisi depressive dovute allo stato d’ansia e altri disagi di tipo psicofisico. Il processo fissato per il marzo del 1996 proscioglie il Della Pietra perché il fatto non sussiste, motivando tra l’altro che: “L’imputato a ragione sostenne di fronte all’ingiunzione del superiore di non essere in condizione di ottemperarvi per le sue condizioni fisiche”.
Rinfrancato dall’esito del processo il Della Pietra denuncia, a sua volta, il suo superiore per le frasi offensive e irriguardose pronunciate nei suoi confronti dopo la lettera del legale.
Nel novembre del 1999 il ten. col. Pressacco patteggia una pena di tre mesi di reclusione, sostituita con la pena pecuniaria di 2 milioni e 250 mila lire. Ma il Della Pietra non si ferma qui, infatti sta approntando, assistito dal suo legale, una richiesta di risarcimento danni in sede civile e una nuova denuncia penale per calunnia. Questo accade mentre l’esimio colonnello Pappalardo fonda una nuova associazione, funzionale come lo fu a suo tempo Progetto 2000, alla sua elezione in Parlamento, mentre altri delegati in carica del COCER stanno affannosamente cercando con ogni mezzo, pubblicità sui mass-media per ottenere una candidatura nelle prossime elezioni politiche. In tempi non sospetti queste “manovre a sfondo elettorale” erano stati messi in evidenza dalla nostra Associazione nella relazione sullo stato del personale militare che l’esecutivo nazionale ha redatto per la Commissione Difesa della Camera… In questa girandola vorticosa di comunicati-stampa, dichiarazioni, interviste e altre amenità, il personale che dovrebbe essere tutelato e rappresentato da questi personaggi è sistematicamente colpito da trasferimenti che spesso non risultano neanche funzionali alla ristrutturazione in atto, è in attesa del tanto sbandierato riordino delle carriere, è in balia di soprusi e prevaricazioni lesive della propria dignità. Piano piano queste vicissitudini stanno, per fortuna, facendo scoprire cosa significa avere ancora fiducia nell’attuale sistema rappresentativo che non è in grado, malgrado gli sforzi di qualche collega onesto e volenteroso, di svolgere quella funzione, anche minima, di tutela a cui è preposto.
lnfatti mai come in questa fase personale militare si sente abbandonato a sé stesso rischiando di perdere progressivamente anche la propria dignità.
Come abbiamo visto, c’è ancora qualcuno che lotta in prima persona per affermare diritti e dignità diventando un esempio per tutti noi, malauguratamente però si tratta sempre di casi isolati che non servono a cambiare l’attuale situazione che da qualche tempo, anzi da troppo tempo, si sta consolidando a danno, come sempre, degli anelli più deboli della catena.
Intanto fa capolino una proposta aberrante che, se dovesse prendere piede, renderebbe à breve scadenza inutile ogni tentativo di cambiamento. Questa minaccia viene dalla Spagna ed è avanzata dal colonnello Josè Garcia Gutierrez che, per allargare la base di reclutamento che, a causa delle basse retribuzioni vive un periodo di crisi, chiede di abbassare la soglia minima del Quoziente d’intelligenza dall’attuale 90 a 70 che rappresenta lo spartiacque tra la bassa intelligenza e il ritardo mentale.
Il colonnello Gutierrez, direttore dei servizi psicologici del Ministero della Difesa spagnolo, tradisce le sue vere intenzioni quando afferma: “Un soldato poco intelligente è migliore perché esegue gli ordini alla lettera”. A questo punto è del tutto evidente che vuole mettere in piedi una struttura che non crei nessun tipo di problema dal punto di vista della tutela del personale, che assolva anche le funzioni più strampalate senza fiatare, che sia manovrabile da chicchessia anche in funzioni anti-democratiche:
un pericoloso ritorno al medio evo e un pericolo costante per le istituzioni.
Questa proposta ha un precedente, infatti nel 1966 negli Stati Uniti fu effettuato un arruolamento nelle Forze Armate di giovani privi dei requisiti intellettivi e della scolarità sino allora richiesti per l’entrata nell’esercito. Alla fine degli anni sessanta, uno studio per valutare i risultati di questo progetto denominato “progetto 100.000”, verificò che i tempi di addestramento si erano allungati da 2 a 6 volte anche per compiti basilari come montare e smontare il fucile. Nonostante questo precedente negativo Gutierrez, imperterrito, obietta che in Spagna un individuo con il Qi di 70 può guidare un auto, il che non è meno difficoltoso dell’uso di un’arma.
A questo punto dobbiamo sperare che qualcuno nel Belpaese non raccolga questa proposta agghiacciante perché sarebbe veramente la fine di tutte le speranze e le aspettative di cambiamento per cui noi stiamo lottando da qualche decennio.
Il segnale forte e chiaro che dobbiamo inviare a tutti questi personaggi è quello di un’Associazione che inserendosi a pieno titolo nei dibattiti che interessano il mondo militare elabori proposte e progetti che con la conseguente crescita numerica dovrà pervenire al sindacato solo perché la maggioranza degli appartenenti alle Forze Armate lo richiede.
Pertanto invito tutti a iniziare quest’opera di convincimento presso i colleghi mettendo in evidenza che questa è una lotta democratica per affermare i diritti costituzionali, primo fra tutti il diritto alla rappresentanza sindacale rigettando e denunciando tutti i tentativi di restaurazione in atto, senza lasciare soli quei colleghi che hanno ancora il coraggio di respingere al mittente gli ordini assurdi, le prevaricazioni e le ingiustizie.
Pertanto partiamo da questi fatti concreti che ci danno l’esatta misura del rischio che ci fanno correre questi personaggi da operetta per unire le nostre forze ed iniziare, ancora una volta, a camminare eretti per diventare, tutti assieme, finalmente artefici del nostro destino.

Carlo Di Carlo
Membro dell’Esecutivo Nazionale delI’ASSODIPRO