Pensioni

Ci risiamo: aumentare l’età per accedere alla pensione

” SI TORNA A PARLARE DI AUMENTARE L’ETA’ PER ACCEDERE ALLA PENSIONE I MILITARI SARANNO ESCLUSI O LI VEDREMO CON LE STAMPELLE ? “

Ci risiamo: Si torna di nuovo a parlare di riforma delle pensioni. Ancora una volta, di fronte alle difficoltà della nostra economia, pur di non affrontare i reali problemi del Paese e i processi di cambiamento, eliminando gli atavici privilegi e le spese inutili, si preferisce affrontare per l’ennesima volta la riforma delle pensioni. Il solito ritornello, oramai un po’ stantio, fa riferimento all’allungamento della vita e che, quindi, si percepisce per troppi anni la pensione. E’ vero che la media del prolungamento della vita si è alzato, però bisogna considerare le varie tipologie di lavoro, poiché le categorie usuranti sono moltissime. Riteniamo doveroso intervenire sull’argomento, nel tentativo di chiarire alcuni aspetti specifici e dare il nostro contributo al dibattito politico.
Appare del tutto anacronistico tornare a parlare di prolungamento della vita, quando con la riforma Dini, già attuata nel 1995 e che entra a pieno regime nel 2008, si è introdotta la pensione CONTRIBUTIVA.
La sostituzione della forma retributiva, con quella contributiva, ha di fatto tagliato le pensioni del 50% e oltre. Pertanto, non occorre alzare il limite di età per accedere alla pensione, perché saranno gli stessi lavoratori a chiedere di rimanere a lavorare, al fine di poter avere un salario dignitoso necessario a mantenere una famiglia.
Necessita, invece, studiare forme di incentivazione che, pure salvaguardando i diritti dei lavoratori, permettano agli stessi di scegliere le varie opportunità. Riferendoci al nostro settore, non si può non riconoscere che la riforma attuata nel 1995 è stata molto penalizzante, sia sul piano economico sia sul piano normativo.
Si è voluto ostinatamente allineare il mondo dei comparti difesa e sicurezza, a quello del lavoro privato, senza tenere in alcun conto delle atipicità e delle specificità del settore. Ma le peculiarità dei comparti, le tratteremo con maggiori approfondimenti successivamente, con proposte concrete d’intervento che, pure attuando risparmi economici, non siano ulteriormente penalizzanti per il personale. Una cosa però ci teniamo a sottolineare: siamo una delle poche nazioni al mondo che tiene in organico militari di oltre sessant’anni.
Con queste brevi note, vogliamo esclusivamente denunciare l’inopportunità di un accanimento nei confronti del sistema pensionistico. In merito rammentiamo al governo, che il programma elettorale dell’Unione non prevedeva assolutamente alcuna modifica alle riforme già attuate. Tali precisazioni sono state evidenziate anche da talune forze politiche appartenenti alla stessa maggioranza.
Un governo che si definisce progressista, dovrebbe spendere maggiori energie nel tentativo di eliminare sacche di privilegi e affrontare riforme economiche e normative che non penalizzino la sopravvivenza dei cittadini.
Non si tratta solo di difendere i diritti acquisiti dei lavoratori, che sono fondamentali in una democrazia rappresentativa, bensì di manifestare l’inutilità di prolungare ulteriormente i limiti di età per accedere al trattamento pensionistico. Avere solamente accennato la volontà di ritoccare la soglia dei sessant’anni, ha generato profondi malumori e una psicosi collettiva, per cui molti lavoratori hanno chiesto di lasciare il lavoro anticipatamente e andare in pensione, anche se non avevano nessuna intenzione di farlo.
Il governo ha il dovere di tranquillizzare i lavoratori, soprattutto assicurandoli che i diritti acquisiti non verranno lesi. Necessita inoltre, poiché siamo in notevole ritardo, accelerare l’iter per la costituzione delle pensioni integrative. Non dimentichiamo che ci sono lavoratori che hanno già superato i dieci anni di lavoro effettivo, e che percepiranno una pensione totalmente contributiva, i quali non sono ancora stati messi in grado di versare i contributi per una pensione complementare.
Ci aspettiamo da questo governo dei segnali di cambiamento concreti e democratici, sia sul piano dei diritti dei cittadini, nessuno escluso, sia su come reperire le risorse economiche necessarie al Paese. Come dicevamo all’inizio, occorre eliminare le spese inutili e parassitarie, quindi necessita affrontare una serie di riforme concrete quali: una reale ed incisiva lotta all’evasione ed all’elusione fiscale , la riduzione delle pensioni d’oro, la trasformazione dei vitalizi in pensioni normali e l’eliminazione delle molteplici sacche di privilegi di cui godono tuttora, nonostante le varie riforme attuate, numerosi dipendenti di particolari settori pubblici e privati.
La norma finanziaria per il 2007, appena varata dal Consiglio dei Ministri e presentata in Parlamento, contiene qualche piccolo segnale di cambiamento, ma appare ancora insufficiente e penalizzante per una buona parte dei dipendenti dei comparti difesa e sicurezza. Inoltre non appare improntata su una linea guida veramente riformista.
Non si può sempre parlare di risparmi facendo riferimento esclusivamente alle pensioni e alla sanità. Il livellamento della vita italiana con quella europea, deve essere attuato in tutti i settori, specialmente sul piano dei diritti, delle libertà e del progresso.

Alberto Tuzzi

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