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EUROMIL: “IN EUROPA NESSUNA INTERFERENZA SUL SERVIZIO E SUL RAPPORTO GERARCHICO DAI SINDACATI E ASSOCIAZIONI MILITARI”

UN SUCCESSO LA CONFERENZA STAMPA DI CGIL E DELLE ASSOCIAZIONI.

EUROMIL: “IN EUROPA NESSUNA INTERFERENZA SUL SERVIZIO E SUL RAPPORTO GERARCHICO DAI SINDACATI E ASSOCIAZIONI MILITARI”.

GLI INTERVENTI DI TOCCO, FRALICCIARDI, AMMIRAGLIA, GERMI, AZZARO E TISCI

venerdì 14 dicembre 2007

Si è svolta ieri, come previsto, la conferenza stampa organizzata presso la CGIL nazionale a conclusione della visita a Roma del presidente di Euromil, il belga Emmanuel JACOB, e del segretario generale, il finlandese Mikko HARJULEHTO.

Alla conferenza erano presenti giornalisti di varie testate, come il Corriere della Sera, l’Unità, Liberazione, Rassegna sindacale, Ansa, nonché la direttrice del Giornale nuovo dei militari, Antonella MANOTTI. Presenti anche Enzo JORFIDA e altri responsabili di settore di Rifondazione comunista, nonché numerosi rappresentanti dei Cocer di Gdf, Aeronautica e Carabinieri, oltre naturalmente a esponenti delle associazioni Ficiesse, Amid ed Assodipro.

Il responsabile dell’Ufficio Sicurezza e Legalità della Cgil nazionale, Marcello TOCCO, dopo aver salutato e ringraziato i due dirigenti di Euromil, ha introdotto il tema con un breve excursus dei provvedimenti presenti in Parlamento, sottolineando l’insoddisfazione di Cgil, delle associazioni e di larga parte della rappresentanza riguardo al testo che la Commissione Difesa del Senato sta discutendo. Tocco è passato poi ad illustrare il disegno di legge predisposto da Cgil con il contributo delle associazioni, presentato da alcuni senatori di Rifondazione comunista, dei Verdi e di Sinistra Democratica. Il provvedimento è stato calendarizzato in questi giorni dalla Commissione ed è oggetto di una petizione popolare avviata dalla Cgil, dalle Camere del lavoro territoriali e dalle associazioni Amid, Assodipro e Ficiesse. Obiettivo: raccogliere, entro gennaio, almeno 200 mila firme.

Tocco ha poi dato la parola al presidente di Euromil JACOB che ha spiegato con vari esempi come i sindacati e le associazioni presenti nei diversi paesi europei lavorino in perfetto accordo con i governi e con i vertici militari, senza creare alcuna interferenza sul servizio o nel rapporto gerarchico. Mai, nei molti anni di esistenza di tali strutture associative, si è registrato un solo caso di intralcio o di mal funzionamento negli apparati militari. E, anzi, le migliori condizioni di lavoro derivate dalla garanzia di miglio tutele hanno contribuito a rendere complessivamente più efficienti gli apparati.

D’altra parte, i due dirigenti di Euromil nei colloqui che hanno avuto durante il soggiorno romano con membri del Parlamento e particolarmente con i senatori della Commissione Difesa hanno illustrato proprio questi concetti .

Jacob ha annunciato anche di aver concordato l’invio di una richiesta ufficiale di audizione al presidente De Gregorio, per poter esprimere a tutti i membri della Commissione il loro punto di vista.

Ha poi preso la parola il segretario generale Euromil HARJULEHTO che ha ribadito con esempi concreti la diversa posizione, rispetto alle tutele, nella quale vengono a trovarsi militari di vari paesi impegnati nelle stesse missioni all’estero. È questo il caso dell’Afghanistan dove militari belgi e danesi convivono con quelli italiani.

Il presidente di Amid, capitano Vincenzo FRALICCIARDI,  ha voluto evidenziare lo stato di profondo disagio che vivono i militari delle varie Forze armate in servizio di ferma breve che una volta congedati non hanno nessuna garanzia di impiego e la imprescindibilità di un sindacato o, in alternativa, il riconoscimento di un chiaro diritto di associazione per il personale militare, in una fase di forte ristrutturazione delle varie Armi e di completo passaggio dal sistema di leva a quello volontario.

Il presidente di Assodipro, Emilio AMMIRAGLIA ha ricordato come la sua associazione nata sin dal 1992 si sia da sempre battuta per un sindacato, valutando non idoneo, da subito, il sistema di rappresentanza interno. Ha poi illustrato come dalla situazione di stallo attuale si possa uscire solo se la politica riuscirà a riaffermare la propria autonomia dagli Stati maggiori riconoscendo quali interlocutori legittimi non i comandanti, ma rappresentanti del personale individuati con forme veramente democratiche di elezione.

Sono poi intervenuti il segretario generale di Ficiesse, colonnello Carlo GERMI, il cui intervento è riportato di seguito e in allegato.

Ha ripreso quindi la parola Marcello TOCCO, che ha tra l’altro evidenziato sul testo unificato licenziato dalla Commissione Difesa del Senato si sia creata una spaccatura tra il Cocer Carabinieri e i Coir e Cobar dell’Arma.

Sul punto è intervenuto il colonnello AZZARO, del Cocer Carabinieri, il quale ha precisato come in realtà tale spaccatura sia molto minore rispetto a quello che è apparso all’esterno, anche perché diversi Cobar e Coir confluenti, dopo il tour di incontri con il Consiglio centrale, hanno rivisto le loro posizioni critiche accedendo sostanzialmente alle posizioni assunte dai delegati nazionali.

È stata quindi la volta di Daniele TISCI, del Cocer Guardia di finanza. Tisci ha ricordato il singolare iter seguito dal gruppo di lavoro del Cocer interforze che, a maggio scorso, con quello che noi abbiamo definito un vero e proprio “colpo di mano”, ha fatto passare con soli 22 voti il testo anti-sindacato successivamente inviato alla Commissione Difesa del Senato. Quanto alle affermazioni del colonnello Azzaro sui “ripensamenti” di diversi Cobar e Coir dell’Arma, Tisci ha auspicato di poter leggere qualche notizia del genere sui siti e sulla stampa, visto che fino a oggi non se ne rinviene alcuna traccia. Infine, ha consegnato il documento (che riportiamo di seguito e in allegato) di appassionata denuncia delle grandi difficoltà dell’attuale rappresentanza, che non riesce ad essere all’altezza delle fortissime aspettative del personale militare  e dell’assoluta esigenza che vengano superati in fretta e definitivamente gli atteggiamenti conservatori delle gerarchie militari, che, come da ultimo dimostrato con i recenti emendamenti di forte chiusura al pur insoddisfacente testo unificato, cercano ancora di frenare ogni tentativo di innovazione.
Sono poi seguite le domande dei giornalisti e dei presenti e, in chiusura, l’intervento di due donne, già ufficiali della Marina, che dopo un periodo di ferma di tre anni e mezzo sono state congedate senza alcuna opportunità di reinserimento lavorativo.

INTERVENTO   DEL   SEGRETARIO   GENERALE   DI   FICIESSE, CARLO GERMI, ALLA CONFERENZA STAMPA TENUTA PRESSO CGIL NAZIONALE IN OCCASIONE DELLA VISITA DEI DIRIGENTI DI EUROMIL A ROMA, IL 13 DICEMBRE 2007
 
Sono lieto di poter prendere la parola di fronte ad un folto gruppo di giornalisti, soprattutto considerando che tali occasioni ci vengono concesse assai raramente.
 
Sono altresì onorato per la presenza, qui, con noi oggi dei vertici di EUROMIL., nessuno più di loro può capire e condividere le nostre ansie ed i nostri problemi.
Li ringrazio fin d’ora per ciò che EUROMIL, ha fatto, ma soprattutto per ciò che potrà fare in futuro per i militari italiani.
 
In questo momento sono molto preoccupato e come me sono preoccupati i numerosi finanzieri soci dell’ Associazione.
 
La preoccupazione deriva dalla situazione relativa al cammino che stanno percorrendo le riforme legate al mondo militare: in particolare quelle che attengono agli strumenti di tutela dei loro diritti.
 
Rispetto ai colleghi degli altri Paesi europei, lo sanno bene i rappresentanti di EUROMIL, rischiamo di rimanere il fanalino di coda.
 
Di sindacato, la maggior parte delle forze politiche italiane non vuole sentire parlare, i testi di legge in discussione registrano arretramenti continui, comprensibili quando chiesti dagli stati maggiori, inconcepibili quando contenuti in emendamenti presentati dalle forze politiche della attuale maggioranza.
 
Parlo a nome di una Associazione che annovera tra i suoi soci, militari appartenenti a varie Forze Armate, ma soprattutto finanzieri, operatori, cioè, di una organizzazione che non ha eguali in Europa, i cui compiti si integrano e spesso si duplicano rispetto a quelli di altre Istituzioni ed il cui collante, lo capiamo tutti, rischia di essere, alla fine, solo la struttura militare.
 
Noi non abbiamo nulla contro le stellette, quando queste, però, siano il simbolo di un sistema organizzativo, discutibile per molti, ma pur sempre efficace ed efficiente, le riteniamo, al contrario, intollerabili, quando costituiscano il pretesto o peggio l’ostacolo, per il riconoscimento di diritti elementari di cui tutti gli altri lavoratori italiani ed europei, godono da decenni, alcuni da secoli.
 
Il riconoscimento di tali diritti, secondo taluni, minerebbe la coesione interna, farebbe saltare il vincolo gerarchico: elementi cardine di ogni organizzazione militare.
 
Non credo che, per esempio, tali organizzazioni, in Svezia dove esistono sindacati militari sin dalla fine del 1800, siano allo sfascio, semmai il contrario.
 
Così tutte le altre Forze Armate dei paesi che, in Europa, nel corso degli ultimi decenni del 1900, hanno aperto ai vari sistemi associativi, sindacali o professionali che siano.
 
La strada è quindi indicata ed aperta, si tratta solo di imboccarla e percorrerla senza ritardi né tentennamenti.
 
La politica dimostri coraggio e non ascolti le false sirene che, incredibilmente, occorre rendersene conto, sono come quegli antichi datori di lavoro che, un tempo, avrebbero preferito chiudere, piuttosto che vedere i propri lavoratori sindacalizzati.
 
CARLO GERMI
Segretario generale Ficiesse

INTERVENTO SVOLTO A TITOLO PERSONALE DAL DELEGATO COCER-GDF DANIELE TISCI ALLA CONFERENZA STAMPA TENUTA PRESSO CGIL NAZIONALE IN OCCASIONE DELLA VISITA DEI DIRIGENTI DI EUROMIL A ROMA, IL 13 DICEMBRE 2007
La politica del nostro Paese continua a parlare di integrazione europea, delle opportunità che l’Europa unita può darci, della coesione dei popoli del vecchio continente, ma spesso, guardando lontano, non vede ciò che avviene sotto i suoi occhi ed infatti non fa nulla per integrare i militari nella vita quotidiana del Paese.
Ciò nonostante questi alzino la voce urlando lo scandalo di una mancata rappresentatività, che dalla nascita della Repubblica continua a perpetrarsi costantemente.
L’integrazione è questa che noi stiamo vivendo oggi ed ha persino dello straordinario; militari di diverse Nazioni si incontrano per parlare dei problemi comuni, per sostenersi vicendevolmente.
Segno che la libertà rafforza i legami tra i popoli e tra i singoli. E tutto questo senza inficiare il funzionamento delle Istituzioni, come dimostra l’Euromil, associazione spontanea tra militari, riconosciuta come interlocutore privilegiato dal Parlamento europeo e che riunisce associazioni in oltre 20 Paesi d’Europa.
Ricordo, invece, che il Cocer della Guardia di Finanza, organismo istituito per legge, in un recente incontro con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Prof. Tommaso Padoa Schioppa, non è stato riconosciuto come parte sociale; ed il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Di Paola, all’atto dell’insediamento del Cocer ed alla presenza del Ministro della Difesa, On. Arturo Parisi, ha pubblicamente definito un covo di serpenti velenosi la Rappresentanza del IX mandato.
Ciò dimostra che le libere associazioni professionali creano e rafforzano i legami tra gli individui e tra questi e le istituzioni, mentre le associazioni “di Stato”, le associazioni tra soggetti che non possono liberamente scegliersi tra loro, ma che forzosamente devono convivere nell’assenza di ideali comuni, creano solo asprezza e tensione.
La libertà è il Sindacato, per la cui sola idea oggi siamo qui riuniti, la falsa libertà è la Rappresentanza militare, un Organismo privo di contenuti che, in trent’anni di vita, è stato portatore più della volontà dell’autorità di vertice che di quella degli uomini che rappresenta.
Il mondo militare europeo è in fermento, come dimostrano gli avvenimenti che negli ultimi anni hanno portato a cambiamenti di rotta nel riconoscimento dei diritti dei militari in Portogallo e più recentemente in Spagna.
Ed è sulla situazione di quest’ultima nazione che vi invito a riflettere, una nazione che sul piano socio-economico ha ampiamente recuperato il gap nei confronti del nostro Paese, una nazione che sta vivendo un movimento, per i diritti dei militari, che ha superato la fase astratta diventando movimento concreto, nonostante la Costituzione spagnola, contrariamente a quanto avviene per la maggior parte delle Carte fondamentali dei Paesi occidentali, preveda dei limiti potenziali ai diritti dei militari.
Lo fa per il diritto di Organizzazione Sindacale, che, recita la Costituzione: può trovare limitazioni per Legge per i membri delle Forze armate, per le Istituzioni militari, per altri organi soggetti alla disciplina militare.
La nostra Costituzione, al contrario, non prevede nell’art. 39 alcuna di queste limitazioni e la potenziale compressione del diritto di iscrizione ai partiti politici, peraltro mai applicata per legge, sta lì a testimoniare che se il Legislatore costituente avesse voluto limitare il diritto dei militari di aderire alle organizzazioni sindacali lo avrebbe fatto in modo assolutamente diretto.
Ciò non è avvenuto e comunque, come ci insegnano in Spagna, la democrazia avanza e si consolida, e ciò che poteva costituire un limite prudenziale diventa lecito e legittimo e, quando reclamato, diviene diritto. E’ questo che la nostra Costituzione afferma quando dice che l’ordinamento militare si informa allo spirito democratico della Repubblica: quando la democrazia cresce e progredisce anche le norme che regolano la vita nelle caserme devono subire un’evoluzione progressista.
Ed invece i militari italiani continuano ad essere cittadini a “libertà limitata”, perché tali ci considera lo Stato attraverso una legislazione ordinaria che raggira senza pudore e moralità le norme Costituzionali e Repubblicane.
Alle soglie del sessantesimo anniversario della Costituzione i militari rimangono gli unici italiani che continuano a vivere, senza soluzione di continuità, nella dimensione di uno Stato autoritario. Le norme del Codice Penale Militare di Pace, che scandiscono con inesauribile regolarità la vita quotidiana nelle caserme, sono ancora quelle emanate nel periodo in cui agli italiani fu chiesto il più grande sacrificio in termini di compressione dei diritti. Quelle norme, da cui la cittadinanza è stata finalmente affrancata con l’avvento e l’applicazione della Costituzione, continuano a negare ai cittadini in divisa i diritti inviolabili come quello di libera manifestazione del pensiero, di libera riunione e di libera associazione.
A nulla sono servite le raccomandazioni del Consiglio d’Europa e del Parlamento Europeo, che invitano l’Italia a recepire ed omogeneizzare la normativa in tema di diritti dei militari; tanto auspicata anche dagli stessi Organi della Rappresentanza attuale e di tutti i tempi, sia pure con diverse soluzioni.
Tentativi, sinora, risultati vani a causa dei timori e dei pregiudizi manifestati dai vertici militari e da molte forze politiche, schierate purtroppo anche con l’attuale maggioranza, da cui molto ci aspettavamo in tema di diritti e da cui nulla abbiamo ricevuto.
Attualmente, è all’esame della Commissione Difesa del Senato un testo sulla riforma della Rappresentanza militare, elaborato da un Comitato ristretto, che continua ciecamente a vedere la Rappresentanza come cosa interna all’Amministrazione, ad essa affiancata e, dunque, ad essa compiutamente soggiogata.
Questo testo non soddisfa nessuno, se non gli Stati Maggiori i cui emendamenti sono peggiorativi del testo originario e persino dell’attuale Rappresentanza, in quanto tendono ad isolare, nel modo più compiuto possibile, i delegati.
“Sopprimere le parole da …a” questo il termine che accompagna gli emendamenti proposti dallo Stato Maggiore della Guardia di Finanza.
Il termine sopprimere lascia volutamente e provocatoriamente trasparire l’animo conservatore del Corpo, che insieme alle parole ambisce a raschiare fino a fondo ogni istintiva inclinazione umana all’autotutela professionale.
La Costituzione ci dice, invece, che la rappresentanza è un diritto inviolabile del cittadino sovrano e non la concessione di uno Stato magnanimo.
Il personale militare ha la maturità culturale e professionale per compiere l’atteso cambiamento; siamo ben consci delle peculiarità e della delicatezza del settore in cui operiamo, ma siamo anche convinti che la vita militare, come quella di ogni lavoratore, debba essere scandita da due distinti momenti:

  • Ø uno attinente al rapporto di servizio, in cui l’emanazione degli ordini ed il controllo sull’attuazione dei doveri rientri nella sfera di competenza dei vertici delle Amministrazioni militari;
  • Øed un altro inerente al rapporto di lavoro in essere tra il cittadino militare e lo Stato datore di lavoro, in cui il diritto ad una giusta ed equa retribuzione, a ciò che concerne l’inquadramento professionale, sia svincolato dalla dipendenza gerarchica, naturale espressione del potere datoriale, per trovare collocazione nell’alveo di un legittimo organismo di autotutela del personale, esterno alle Amministrazioni e da esse indipendente e libero.

Mi auguro che il supporto di Euromil alla causa italiana sia pieno e convinto, e mi auguro che la politica italiana, grande assente sulla scena, ma abile ed attiva tessitrice di sorti dietro le quinte, voglia prendere in considerazione la questione militare ed aprire un dibattito serio e partecipato nel Paese.
Roma, 13 dicembre 2007

DANIELE TISCI
tisci.daniele@gdf.it
cell. 3292605372 – 3402973051

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