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Condanna a Vertici Militari per non aver tutelato la salute dei Militari

A cura di Assodipro Presidenza Nazionale – Padova, 2 novembre 2017 – Condanna ai Vertici Militari per non aver tutelato la salute dei Militari. Comunicato Assodipro: ”una sentenza storica sui diritti e tutele dei militari”. Si Approvi subito la legge Scanu ferma in parlamento ostacolata dei vertici, che apre a controlli terzi su salute e lavoro dei militari.


COMUNICATO A.So.Di.Pro :

Per noi di Assodipro, presenti in aula con la dott. Patrizia SADOCCO, è una Sentenza storica e pietra miliare nel mondo militare.

Il Tribunale di Padova ha dato un segnale forte, soprattutto per il futuro, alla possibilità che anche vertici militari possono essere ritenuti responsabili per aver cagionato, colposamente, la morte di lavoratori a servizio dello Stato.

Ed è stato un giudizio rivoluzionario a fronte di quanto sostenuto dal legale del Ministro della Difesa secondo cui “…noi non possiamo confondere, allargare la sfera fino al punto di configurare una responsabilità penale di generali… andarli a condannare per una situazione del genere, mi sembra veramente una cosa assolutamente irragionevole“. Ebbene si: oggi il Tribunale di Padova ha fatto quella cosa “irragionevole” che molti pensavano non si sarebbe mai verificata ma che ha invece dato la speranza a molti altri che in uno Stato democratico chiunque possa essere punito per non aver tutelato i propri lavoratori, civili o militari che siano.

Parole importantissime del pubblico Ministero che dovrebbero far riflettere la politica anche in riferimento alla legge Scanu che giace in parlamento ostacolata da vertici e alcuni settori politici e della quale NOI DI A.So.Di.Pro, DA MESI CHIEDIAMO L’APPROVAZIONE: ” SIGNOR GIUDICE, BISOGNA CONSIDERARE CHE MILITARI SONO prima e anche LAVORATORI E COME TALI VANNO TUTELATI”.

Alla lettura della sentenza l’aula del tribunale era gremita di Militari in servizio, in pensione, malati e famiglie di militari malati o morti evidentemente molto soddisfatti.


Rassegna stampa

Tratto da: Repubblica.it. – Articolo di ALBERTO CUSTODERO.

Tre militari hanno avuto il tumore al polmone in seguito all’esposizione da gas radon sui posti di lavoro: prima condanna in Italia del vertice della Difesa.

La sentenza è del Tribunale di Padova. Agostino Di Donna, l’ex direttore generale della Sanità militare, è stato condannato a due anni per omicidio colposo. Di Donna e il Ministero della Difesa sono stati condannati anche a risarcire il danno a tre militari che sono stati riconosciuti come parti civili nel processo.

Del rischio esposizione radon correlato a tumori al polmone si è occupata di recente anche la commissione “Uranio” della Camera presieduta da Gian Piero Scanu che ha presentato una proposta di legge sulla sicurezza dei posti di lavoro delle Forze Armate in attesa di essere calendarizzata a Montecitorio per la votazione in Aula.

La Commissione ha accertato che le Forze Armate “per decenni hanno esposto personale militare e civile ad elevatissime concentrazioni di gas radon” facendoli lavorare in posti come “il sito incavernato del Monte Venda, mantenendo il silenzio sull’esistenza del gas radioattivo noto per la sua cancerogenicità”.

Raffaele Guariniello, ex pm esperto di prevenzione e consulente della commissione ‘Uranio’ della Camera: “Sentenza storica, la prima in assoluto che riconosce il nesso causale tra esposizione a radon e tumore al polmone. Ora la politica rifletta sulla proposta di legge della Commissione finalizzata al miglioramento delle condizioni di salute dei posti di lavoro dei nostri soldati”. Il radon, sottolinea l’ex magistrato, è la seconda causa di tumore al polmone dopo il fumo.

EX PM: “GIURISDIZIONE DOMESTICA ESCE SCONFITTA”

“Con la riserva che si tratta di una sentenza di primo grado – aggiunge Guariniello – la giurisdizione ‘domestica’ esce sconfitta. Questa sentenza dimostra che se non si fa attività di prevenzione si può arrivare a delle condanne.

La morale che ne esce è che occorre una effettiva vigilanza all’interno delle Forze Armate, cosa che non è possibile se viene effettuata (come ora) internamente dal ministero della Difesa per un evidente conflitto di interesse.

In futuro la vigilanza potrebbe farla, ad esempio, il ministero del Lavoro”.


Tratto da IlFattoQuotidiano.it :

”I militari in servizio presso l’ex base Nato sul monte Venda, in provincia di Padova, morivano per tumore al polmone perché esposti al gas radon e i vertici delle Forze Armate sapevano, ma non hanno fatto nulla per prevenire il rischio.

Lo ha stabilito il tribunale padovano che ha condannato a 2 anni per omicidio colposo l’ex direttore generale della Sanità militare, Agostino Di Donna, che dovrà anche risarcire assieme al ministero della Difesa i tre appartenenti all’Aeronautica militare ammessi come parti civili nel processo. Condannati anche altri 3 imputati,
tutti ex vertici dell’Aeronautica. Assolto, invece, l’ex capo di Stato maggiore Franco Pisano, 86 anni.

Il procedimento – partito nel 2005 e passato per due richieste di archiviazione respinte dal gip – riguardava la morte di due militari, Graziano Strazzacappa e Nicola Santacroce, deceduti proprio per aver inalato per anni gas radon nelle gallerie sotterranee della base, ma anche per la malattia di un terzo militare.

È la prima volta che una sentenza riconosce la colpevolezza della Difesa per le morti legate all’esposizione al gas radon. Secondo i giudici padovani, le Forze Armate Nato erano a conoscenza dalla fine degli anni Ottanta delle elevate concentrazioni di radon nella base sul monte Venda, ma non hanno fatto nulla per tutelare i militari: né limitando l’accesso ai locali contaminati né dotandoli di adeguate protezioni. Anzi, avrebbero ‘silenziato’ il rischio legato alla presenza del radon, gas radioattivo cancerogeno.


Negli anni i decessi a causa delle esalazioni di radon e amianto nell’ex base – nella quale lavoravano circa 600 persone sono stati una settantina, 26 dei quali per tumore al polmone, scrive Il Mattino di Padova”.

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